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CURARSI L'ANIMA CON IL TEATRO di Fernanda Pivano ("Il Corriere della Sera")

 

Zerka Moreno e Fernanda Pivano al Teatro Carignano (TST) al socioplay de 'La Moreno per Pirandello e Ciascuno a suo modo' di Ottavio Rosati
 

Jacob Levi Moreno, Zerka Moreno e il figio Jonathan all'Istitutodi Beacon - Ai lati le piante del teatro di psicpdramma.

 

Lo psicodramma è un’improvvisazione spontanea di gruppo che ha per obbiettivo la comprensione e la catarsi: utilizza metodi di azione basati sulle teorie del suo fondatore o inventore Jacob L. Moreno e specialmente negli ultimi anni ha avuto una diffusione molto vasta nelle terapie della psiche. In Italia accanto allo psicodramma praticato secondo il metodo di Moreno, particolarmente seguito dal centro di Psicoterapia di Brescia dove lo dirige Giovanni Boria, esiste anche una scuola di psicodramma analitico, che a Roma è rappresentata d Luisa Mele, Elena Croce e Gianni Ottavio Rosati (quest’ultimo direttore sia della rivista "Atti dello psicodramma" dedicata anche all’inconscio nel teatro e pubblicata da Astrolabio Ubaldini, sia di una collana sullo psicodramma dello stesso editore) ed è un gruppo attivo anche a Milano, Torino e Pesaro. Moreno è nato da una famiglia di ebrei sefarditi sul Mar Nero (la sua vedova dice a Bucarest) nel 1889 (è morto in America nel 1974), si è laureato a Vienna in medicina, ha praticato come ufficiale sanitario a Vöslau, una cittadina dei dintorni di Vienna (dove ebbe l’ispirazione per scrivere il suo trattato religioso Le parole del padre, iniziò il Teatro della Spontaneità e pubblicò il libro omonimo), ha lavorato nel 1913 alla cura delle prostitute, ha inventato nel 1920 il Giornale vivente (una forma di teatro improvvisto sugli avvenimenti del giorno), si è occupato di animazione dei bambini nei giardini pubblici, ha lavorato nel 1917 con i profughi tirolesi e si è recato nel 1925 negli Stati Uniti stabilendosi nel 1936 a Beacon, vicino a New York, dove ha lavorato per 30 anni dopo aver fondato nel 1936 la sua cinica psichiatrica privata e aver inventato la psicoterapia di gruppo e la sociometria. Parecchi teatri di psicodramma vennero allestiti sul modello di quello di Beacon negli Stati Uniti e poi anche in Europa, nell’America Latina e in Australia. Alla sua morte la direzione dell’Istituto Moreno venne presa dalla vedova Zerka, che è assistita ora dal direttore esecutivo Merlyn S. Fitzele. Il teatro dello psicodramma, a Beacon, è in un parco accanto agli uffici e incorporato nel pensionato per gli studenti, che accoglie una ventina di visitatori (la retta è di 50 dollari al giorno per 112 giorni); ha una quarantina di seggiole per gli studenti, quattro riflettori, una televisione a circuito chiuso, un registratore di precisione e, all’ingresso, un busto di Moreno. Ho rivolto alla signora Zerka qualche domanda.

 

Secondo lei lo psicodramma è una forma di teatro o una terapia?

Tutte e due le cose. Ma è qualcosa di più: è anche uno strumento educativo, culturale. E anche un metodo di addestramento. Ed è anche una ricerca molto affascinante nella psicologia. In Italia mio marito ha molti riconoscimenti perché lo considerano un precursore e perché ha influenzato Pirandello.  Moreno ha fondato un teatro della spontaneità a Vienna, basato sull’improvvisazione, nel 1921. Non si facevano prove. I sei personaggi di Pirandello non sono usciti che nel 1926. Mio marito ha scoperto l’attrice Elizabeth Bergners quand’era ragazzina a Vienna e lei era amica di Eleonora Duse, che viveva con D’Annunzio. Probabilmente Pirandello sentì parlare del lavoro di Moreno da D’Annunzio, ma non si incontrarono mai.

 

E che cosa pensa delle analogie tra lo psicodramma e il teatro di gruppo come il Living o Grotowsky?

Ha influenzato il Living Theatre, il Teatro di Strada. Quando Moreno è venuto in America, ha avuto per parecchi anni dal 1027 al 1932 un teatro chiamato Studio a Carneige Hall e pubblicava la rivista Impromptu e tutti gli esponenti teatrali parteciparono prima o poi a queste cose. Ha scoperto personaggi molto famosi, per esempio Elia Kazan, Franchot Tone (è stata la madre di Tone a darci i soldi per costruire l’interno del nostro teatro: c’è una targa commemorativa che lo ricorda). Grotowsky non lo ha mai incontrato, ma erano in contatto attraverso il commediografo tedesco Paul Pörtner  che viveva ad Amburgo ed ha scritto un libro su Moreno.

  

E vero che Moreno pensava di essere l’autore della terza rivoluzione psichiatrica dopo Pinel e Freud?

Si. Lo pensava su due basi: la liberazione della comunicazione verbale verso l’azione del dramma, la liberazione della parola all’atto e dal trattamento individuale al gruppo. Voleva liberare l’uomo dalla parola e condurre all’atto e liberarlo dall’essere incasellato nella sua psiche individuale riportandolo al mondo al quale appartiene, dal quale proviene. Non credeva che la cura dell’uomo nell’isolamento potesse risolvere i suoi problemi. E’ un altro profondo conflitto che aveva con Freud. Freud era un ateo non credeva in Dio, era ispirato dalla biologia, credeva soltanto nella nascita e nella morte, vedeva l’uomo come un essere biologico. Moreno lo conduceva nel cosmo al quale appartiene: era ispirato alle grandi religioni.


Ritiene che le tecniche dello psicodramma possano essere utili nella terapia dell’alcolismo o della tossicodipendenza?

Certamente. La Marina americana ha comprato un teatro per lo psicodramma a San Diego, lo usa specificatamente per la riabilitazione all’alcolismo; ne hanno uno anche a Long Beach è stata curata la signora Ford e anche il fratello di Jimmy Carter>>.


E le droghe?

Molti miei colleghi lavorano coi drogati. Ma cominciamo adesso.


Come è morto Moreno?

Secondo natura. La madre di Moreno è morta a 83 anni e Moreno non ha permesso che la operassero. Quando è morta e il telegramma con la notizia ci ha raggiunti a Londra mi ha fatto giurare che quando fosse giunto il suo momento avrei permesso alla natura di seguire il suo corso come lui aveva fatto con la madre, senza ospedali, senza dottori e senza operazioni. E’ morto a 85 anni e durante gli ultimi cinque anni  ha avuto una serie di trombosi; aveva l’arteriosclerosi, la pressione alta e un leggero diabete. Ha combattuto tutto con poche medicine. Soltanto nel marzo del 1947 il suo cervello è stato intaccato. Dopo quell’attacco non riuscì più a mangiare e visse per sette settimane e mezzo di acqua e seltz: si era purificato, era assolutamente puro, trasparente. Chiedeva perdono a tutti.

 

Ritiene chela reazione del pubblico alle sessioni di psicodramma sia cambiata attraverso gli anni? La gente cerca ancora la possibilità di esprimersi?

Si. Abbiamo influenzato la cultura. Se si rende accettabile il fatto di riunirsi in gruppo ed esprimere le proprie emozioni, evidentemente si cambia la cultura. E’ un doppio processo: il dramma trasforma la cultura e la trasformazione non si può manifestare finché non diminuisce la resistenza allo psicodramma. Pensi a tutte le cose che succedono: matrimonio aperto, omosessuali e le lesbiche che non si nascondono, figli che si rivoltano contro i genitori, gente che si rivolta contro il governo, pensi a quelli che hanno fatto smettere la guerra in Vietnam.

 

Ma queste trasformazioni sono avvenute dal dissenso dei Beats. Che rapporto c’è tra dissenso e lo psicodramma?

Mio marito si considerava il primo hippy europeo. Nel 1959 abbiamo comperato una casa sulla 78.a Strada e ogni sera facevamo delle sessioni aperte al pubblico. E sa chi veniva? I Figli dei Fiori gli Hippies.

 

Come mai lo psicodramma è nato dalla ricerca della spontaneità, ha finito per richiedere un training così specializzato per la formazione dei suoi esperti? E’ così difficile la spontaneità?

Noi facciamo di più che esercitare la spontaneità. Ci sono due tipi di spontaneità, quella normale che conduce all’integrazione della personalità e quella patologica. Secondo Moreno la spontaneità patologica è espressa in modo particolare dai pazienti mentali ma in un certo grado invade la nostra vita normale: si può essere normali in un ruolo e patologici in un altro. Quello che è vero della nostra cultura è che non rispettiamo la spontaneità: la nostra cultura incoraggia l’intelligenza, il controllo, la memoria, l’abilità logica, ma nella spontaneità non abbiamo fiducia perché è imprevedibile.

 

 

Per l'intervista integrale a Zerka Moreno pubblicata su "Atti dello Psicodramma" clicca qui.

 

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