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MORENO DA VIENNA AGLI STATI UNITI di Paul Poertner

Pubblichiamo un articolo di Paul Poertner su Jacob Levi Moreno, comparso nel 1971 su TEATRO, la rassegna trimestrale di ricerca teatrale diretta da Bartolucci, Capriolo e Fadini per le edizioni Samonà e Savelli.
Si tratta di uno dei primi saggi comparsi in Italia sul padre dello psicodramma, in un momento in cui la psicoanalisi operava una forte pressione per cautelarsi dall'ingresso degli Action Methods nel panorama delle psicoterapie ufficiali. In questa situazione uno degli spazi più favorevoli a Moreno, si rivelò quello della cultura teatrale e filosofica, come provano gli altri saggi di Bartolucci e Veca, raccolti in questa sezione del sito.

Theatre Boughton place 2

 

Lo Psicodramma è un metodo della psicoterapia di gruppo: una cura che viene usata in cliniche psichiatriche, per così dire « con esclusione del pubblico ». Io venni a conoscenza di questa forma di gioco terapeutico al « Convegno internazionale dello psicodramma » di Barcellona (1966). Per quanto vi fossero solo alcune riprese cinematografiche a dare un quadro di questa drammatica « terapia del profondo »; specialmente significativo fu lo « Psicodramma di un matrimonio » che era stato filmato al primo congresso dello psicodramma alla Sorbonne di Parigi (1964). Il « Teatro permanente dello psicodramma » che venne mostrato a Barcellona, dava solo una idea approssimativa di questa nuova drammaturgia, poiché fu presentata ad un pubblico prevalentemente di psichiatri.

Tuttavia si delinearono delle linee di base, che non solo erano notevoli per la psichiatria e la sociologia, ma che potevano anche dare degli stimoli a gente di teatro. Lo psicodramma deriva dal teatro, più precisamente:  dal « teatro all'improvviso ». Cominciò con gli esperimenti di Jakob Levy Moreno a Vienna, ai tempi dell'espressionismo tedesco, negli anni 1910-1925. Dato che la conoscenza di questo uomo eccezionale, che è contemporaneamente psichiatra, poeta, .teatrante e scienziato, o della sua opera (e ripercussione di questa)  è  generalmente  ancora piuttosto  scarsa, mi  occupo  di questa complessa figura e dei suoi molteplici aspetti con particolare attenzione. Il motto « Invito ad un incontro », che fu allegato al congresso di Barcellona, venne ideato dallo stesso Moreno:   egli vi personificò ciò che insegnava, dando un esempio delle possibilità  della  spontaneità  coi  suoi  « discorsi  improvvisati ».  Raramente ho avuto una così stimolante conversazione come con Moreno. Lo conoscevo dalle sue prime pubblicazioni, conoscevo il suo « Testamento del padre » ed il suo « Testamento del silenzio ». Le sue indicazioni dall'« Io-Dio », che a Barcellona costituivano ancora sempre il punto centrale dei suoi discorsi, lo mostravano in un atteggiamento profetico; le sue argomentazioni sul tempo « universale , sullo spazio, sul cosmo, sulla realità, lo mostravano come ideologo: il fondatore della psicoterapia di gruppo, l'antifreud che da queste premesse si rivelava. L'iniziatore della sociometria, che in oriente ed in occidente viene riconosciuto com uno dei più influenti ricercatori della « scienza del gruppo » (socionomia, la chiama Moreno), non era uno specialista come gli altri specialisti del congresso — (e di questi ve ne erano da tutto il mondo: non solo psichiatri e sociologhi, ma anche pedagoghi, criminologi, addetti alle relazioni pubbliche, psicologhi-speciali, studiosi di comportamento, biologi, antropologi ecc., purtroppo nessun specialista di scienze teatrali).

 

Che cosa è lo psicodramma?

Moreno è un iniziatore, un uomo creativo. Voglio occuparmi più profondamente della sua opera. Dapprima la domanda: che cosa è lo psicodramma? Moreno lo definisce come il « metodo che scan daglia la verità dell'animo per mezzo dell'azione ». Questo vale — in senso più ampio — per ogni dramma. « Agire è più curativo che parlare », questo nocciolo della concezione di Moreno è una delle verità fondamentali della drammaturgia: Moreno formula con questo una antitesi a Freud, per il quale parlare, lo sfogarsi, è di grande importanza. Mentre il metodo di Freud — secondo la rappresentazione di Moreno — è una « ricerca del tempo perduto », a Moreno importa « la ricerca dello spazio concreto, vissuto » (per usare ancora una volta il motivo di Proust). Moreno compie una svolta (che al congresso venne definita come la « terza rivoluzione psichiatrica »): egli infrange il trattamento individualistico della psico-analisi, per concepire l'uomo come essere di gruppo, essere sociale-in-relazione. Egli erige coerente sul « qui » e sull'« adesso », una terapia della « momèntaneità », dello « spazio »: una concezione realistica dell'uomo, che si realizza nella società e nello spazio che lo circonda, condizionato dalla vicinanza alla realtà; una terapia fedele all'ambiente. Il lato fantastico e « libero » del metodo deriva da un principio antropologico: Moreno concepisce la spontaneità come forza costitutiva, come carattere essenziale dell'uomo. Egli la considera più vecchia della sessualità e di altre forze istintive: essa è contemporaneamente la meno sviluppata, una forza che la cultura ha indebolito e che deve essere incoraggiata, esercitata, deve essere scoperta. Strettamente unite sono la spontaneità con la creatività: il merito di Moreno è di trovare in essa una forza curativa. Più precisamente: Moreno prende la forma creativa dell'agire dell'attore come modello di una prassi psicoterapetica. Moreno è molto critico nei confronti del teatro istituzionalizzato dell'attore, egli si orienta piuttosto sul gioco dei bambini e sul gioco rituale dei cosidetti « primitivi ». Lo psicodramma è un'« arte curativa attraverso il gioco » — cioè un metodo del recitare all'improvviso che viene applicato nel trattamento di nevrosi e di psicosi. È da distinguere dal « sociodramma », e dal « giuoco delle parti », che pur appartengono alla sistematica di questa psicoterapia, ma che vengono usati anche dai normali gruppi di teatro e dalla « teatro-terapia », e vengono sollecitati nelle forme del teatro terapeutico di Evreinov, Artaud ed altri. Lo psicodramma deriva — come detto — dal recitare all'improvviso, che Jacob Levy Moreno esercitò a Vienna nel 1921-1923.

 

Teatro di Moreno di Recitazione all'Improvviso
Vienna 1910-1923

Moreno (che nel periodo viennese si chiamava Jakob Moreno Levy) discende da una famiglia ebrea che dalla Spagna attraverso la Turchia si trasferì sul Mar Nero. Qui nacque Moreno il 20 maggio 1892 presso Costanza (Aomania). Nel 1910 iniziò lo studio della psichiatria a Vienna, conferì la laurea con Otto Poetzl ed ebbe un breve incontro con Freud (1912):   lo sviluppo della psicoanalisi provocò una reazione in lui; sviluppò allora i propri metodi in antitesi a quelli del maestro, il quale da parte sua rifiutava la terapia di gruppo (Freud intendeva « gruppo » come « orda-primitiva », Moreno intende gruppo come forma determinante della vita dell'uomo, dal quale non deve essere isolato).Nel 1911 Moreno raccolse gruppi di bambini nei parchi di Vienna e con questi intraprese  giochi  improvvisati.  Questo  inizio  fu  determinante,  si tenga presente una annotazione di Moreno:  « Ogni bambino dispone di un miracoloso mezzo curativo che gli è stato assicurato dalla natura: Megalomania Normalis. L'orientamento dell'uomo su se stesso e sul suo mondo non cessa mai di sussistere. Egli rimane un bambino finché vive. La megalomania è una dote inacquistabile, è un « fatto normale ». Il secondo esperimento del giovane psichiatra Moreno fu la fondazione di una Unione delle Prostitute Viennesi, 1913-14 (un primo esempio per i club o unioni dei successivi gruppi di psicoterapia). Subito dopo .stese inchieste e ricerche di gruppo nei campi di profughi di Mittendorf presso Vienna 1915-17.  Durante questo  periodo Moreno  scrisse e pubblicò poesie, manifesti e annotazioni, che trattavano, in uno splendido linguaggio sintetizzato, delle esperienze dei « Gruppi di Esperimento » (1914),  « Invito ad un incontro»  (1915),  « II Testamento  del silenzio » (1915). Nel 1918 Moreno pubblicò la rivista « Daimon » (che nella seconda annata 1919 apparve sotto il titolo di « Der Neue Daimon »). Tra le singole pubblicazioni di questo periodo emerge « II Testamento del padre ».
Dal 1919 Moreno si occupava di teatro ed il primo di aprile 1921 « il giorno dei matti », ne diede un esempio alla Komoedienhaus di Vienna. Dal 1921 al 1923 allestì rappresentazioni di Teatro all'improvviso in un piccolo teatro nella Maysedergasse a Vienna. Questo periodo si conclude con un libro « Das Stegreiftheater » (pubblicato da Gustav Kiepenheuer, Potsdam, che Moreno definì « Verlag des Vaters »). Nello stesso anno appare il suo « Romanzo del Re » — un libro che come ultimo libro dovrebbe porre termine all'arte dello scrivere, esso rappresenta satiricamente il viaggio infernale  di un lettore, polemizza con i « fanatici dell'auto, i magniloquenti, giocolieri dell'essere », tratta del re dei matti e del leitmotiv del re (che simile alla sindrome padre, profeta, dio, terapeuta, determina l'opera di Moreno). Da questo romanzo prelevo una planimetria dell'idea base del Teatro all'improvviso (che - come mi è stato riferito da Xanti Schawinski - ebbe un influsso sugli esperimenti teatrali della Bauhaus). Moreno annuncia la sua impresa: « io col mio gruppo, celebre in tutto il mondo, e con tutto il pubblico teatrale, nella notte del primo aprile, nei miei stivali reali, con la mia barba reale, sotto il mio cappello reale mi recherò alla Komoedienhaus » e concluse il suo invito con: « la rappresentazione della fine del mondo è permessa solo se tutti sono presenti »; « II mio teatro sarà una risata di scherno! Mi presenterò alla ribalta di ognuno e lo indurrò qui nella Komoedienhaus ad essere un commediante . .. »; « Cause di risa, cause di apparenze, cause di follia, cattive cause, di teatro, cause sufficienti di precipizio . .. »; « Commedia come autocomandata santissima fine del mondo ... teatro dell’autodilaniamento, la più onesta esecuzione della pena ».

 

Palcoscenico spoglio, occupato soltanto da un trono. Il pubblico inferocito, eccitato, in piedi, discute, in attesa minacciosa. Il re dei pazzi entra in scena, riflette: « Io mi sorprendo qui su un palcoscenico e mi viene in mente che qui ogni sera si fa del teatro. Secondo la legge dell'apparenza? Non secondo la legge dell'apparenza. Il teatro è sempre composto di tre parti: il poeta, gli attori, il pubblico. Tutto quanto creò e crea il poeta non ci delizia più. Il loro creare si è indebolito. È l'apparenza del vero creare che, non tollerando alcuna disgregazione del creatore, genera contemporaneamente parola, bocca ed orecchio. Detronizzati sono gli attori che della loro particolare anima e delle loro fisiche particolarità ne fanno delle maschere per storie estranee. Detronizzato è il pubblico che, invece di risvegliarsi nelle proprie vene, sogna su imbottiture addormentate ».Nel suo libro Il Teatro dell'improvviso Moreno polemizza con la drammaturgia che, secondo lui, è stata da sempre un'impresa paradossale: egli le contrappone la « Teatrorurgia », che è una « Crea-turgia »: « II teatro storico è la giustificazione di vite passate, una forma moderna ed inconscia dell'unione della parola e dei morti, un culto della resurrezione .. . Celebrazioni funebri ve ne saranno sempre, fin quando la memoria, invece d'essere compressa nel momento, continuerà ad usarsi come repertorio. Queste sono per quelli che non vivono se stessi, che vengono vissuti ». La prima proposta di Moreno contro il teatro storico è quella di « condurre il teatro ad absurdum ». Definisce questa forma come il « Teatro del conflitto » (oppure « Teatro critica »): « Al Teatro storico e ai suoi componenti: regista, attore, poeta, corrisponde una certa ideologia del conflitto che conduce il teatro ad una auto-imitazione, lo guida ad « absurdum ». La critica non diviene analiticamente distruttiva, bensì produzione; critica come critica apparente e come effettivo godimento del producente, trasformante; critica come se; critica come teatro puro. La trasformazione degli attori in extra attori, della sala-spettatori in sala-teatro trasferisce la regia su un nuovo campo di sperimentazione. La partecipazione del pubblico deve essere liberata dall'arbitrio e resa adattabile a leggi produttive. La guida verrà trasferita ad un determinato spettatore, al direttore di sala. Attorno a lui si raggruppa un gruppo di coadiutori (o partecipanti), mentre il grosso della maggioranza forma lo sfondo ... alla testa del pubblico si pone quel gruppo di spettatori che anche nel vecchio teatro assume una anonima dignità, sia pure dopo la rappresentazione: i critici. Questi, l'areopago, si assumono la guida del pubblico in tensione con gli attori ».

 

Il teatro senza spettatori
Vienna 1924.

A questa preforma della « partecipazione al gioco » Moreno prepone il Teatro puro dell'improvvisazione. Egli progettò per la « Mostra della tecnica teatrale » Vienna 1924 (il cui catalogo, di Friedrick Kiesler, è uno dei più istruttivi documenti della nuova scenografia degli anni venti) un « Teatro senza spettatori » nel quale sono indicate alcune caratteristiche di base del « Teatro in pista » e del « Teatro spazio » ancor prima che queste divenissero attuali. Questo progetto di costruzione parte dallo scioglimento dei contrasti tra agenti e pubblico, cerca di aprire tutto il campo di azione: « Dal palcoscenico di centro degli inizianti, delle gradinate circondanti conducono salendo e discendendo a dei palcoscenici laterali, costruiti a forma dì terrazze che partendo dal centro salgono sempre più alte ed accolgono l'attore ... I più vitali devono essere le guide ... Il teatro di tutti con tutti... non un agente potente circondato da una folla ascoltante e attonita; tutti devono giocare con lui e renderlo forte . .. tutti escono dalla consapevolezza per porsi nella condizione dell'improvvisazione ... dalla moralità della vita nella moralità dell'improvvisazione... ». Qui si differenzia (sia pur solo con annotazioni a parte) principalmente Moreno da Evreinov, il quale vuole riattivare il « teatro nella vita ».
Per Moreno il teatro è il « Come se », la coscienza dell'apparenza, del gioco.
Per la forma della recitazione egli osserva: « II mimo dell'improvvisazione ha il suo punto di partenza non al di fuori di sé ma interiormente: la condizione. Occorre prendere la rincorsa per raggiungerla, come per il salto in altezza: una volta afferrata esplode ardente e piena. Questa differisce da qualsiasi concetto della psicologia ...
Non è l'arbitro della coscienza, che agisce per lo più come organo di impedimento, ma la libertà, il libero montare dell'inconscio come spirito ... un simile significato come « la condizione dell'improvvisazione » nel vecchio teatro ce l'ha solo la parola. Al posto dello studio dei ruoli intervengono esercizi liberi (tecnica delle condizioni) ... Il giocatore ha due generi di opposizioni da superare: a) quelle della mimica, b) quelle che si oppongono alla produzione poetica. Tra queste barriere si espande l'inconscio, il vero teatro della poesia.
Per la rappresentazione di « idee all'improvviso » sono adatti poeti-attori, i quali possono agilmente dare corpo alle proprie idee improvvise. Gli impersonificatori di ruoli e i poeti del vecchio teatro sono raramente utilizzabili. (Psicodramma centripeto). Appartiene alla caratteristica della produzione poetica, che - con rare eccezioni - percorre una via su una serie di « torsi » (analogo alle generali, la scala individuale della produzione della profondità). ... Il Torso conduce ad una più alta forma della scena all'improvviso: al teatro della poesia individuale. Qui il personaggio centrale deve essere recitato dal poeta stesso. Egli è il suggeritore di idee ... più forte della poesia si sente il poetare. Il tempo ha un altro significato che nel teatro storico o nella vita. Magie scaturiscono dalle sceneggiature solamente quando appaiono con particolare celerità e raccorciate prospetticamente. La lunghezza di un atto di teatro è troppo per il teatro all'improvviso. L'accorciamento dell'azione è necessario, poiché l'intensità può durare solo per un determinato tempo (tempo di tensione). Alla tensione segue la distensione. Un atto della improvvisazione non deve dunque durare più del momento di distensione dell'agente ... La produzione avanza a balzi con intercalati momenti di intervallo. Lo sviluppo di una commedia nel vecchio teatro è sia poeticamente che mimicamente prestabilito ... nel teatro all'improvviso decide non l'opera globale, il «dramma», ma gli atomi scenici... non si recita « tempo » ma « momenti ». Gli atti di un dramma sono staccati gli uni dagli altri, costruiscono un cordone, l'uno con l'altro, di impulsi illuminati ».Queste esposizioni di Moreno indicano una difficoltà della produzione del Teatro all'improvviso che già Radlov ed Eisenstein videro: essi scomposero le loro rappresentazioni in un « montaggio di attrazioni ». Occorrerebbe entrare in più ampia relazione sui punti in comune tra gli iniziatori del teatro russo e Moreno. Qui possono essere date solamente delle indicazioni. Degna d'essere citata trovo una osservazione di Mùreno sulla Commedia dell'Arte, che erroneamente viene indicata come esempio del nuovo teatro all'improvviso: « La Commedia dell'Arte non è stata una nuova idea, ha solamente aggiunto un'altra forma all'idea del teatro dogmatico. Tipi fissi, sempre ricorrenti come Colombina, Arlecchino o Pantalone costituivano il principio immobile: le parole anche se dapprima non erano state scritte, più tardi furono tramandate oralmente. Lo spazio vuoto per l'improvvisazione non deve essere confuso con il risultato: rinascita della letteratutra teatrale, non del teatro ... ».
Mi permetto di dare una così dettagliata auto-illustrazione del tentativo di teatro all'improvviso di Moreno, poiché in esso è presente un principio di rinnovamento della forma teatrale.

 

Dal Teatro all'improvviso allo Psicodramma

Come dal Teatro all'improvviso risultò il primo Psicodramma, ce lo descrive Moreno nella storia dell'attrice « Barbara »: « Avevamo una giovane attrice che aveva particolarmente successo nei ruoli di sante, eroine e delicate creature romantiche.' Uno dei suoi ammiratori era un .giovane poeta teatrale, il quale non mancava a nessuno degli spettacoli di lei. Lei si innamorò di lui e si sposarono. Tuttavia lei rimane la nostra attrice principale e lui, per così dire, il nostro spettatore principale. Un giorno lui venne da me molto depresso e dichiarò che la sua vita matrimoniale era insostenibile. Sua moglie, che tutti consideravano un angelo, sola con lui era tutt'altro. Non si controllava in nessun modo, era litigiosa ed usava le espressioni più volgari. E quando lui arrabbiato la rimproverava, lei diventava persino manesca.
Lo invitai a venire la sera stessa a teatro avendo un'idea di come potesse apportare aiuto sia a lui che a lei. Quando l'attrice apparve le dissi che aveva impressione che al pubblico dovesse offrire infine qualcosa di diverso, che non doveva fissarsi unilateralmente nei ruoli di donne ammirevoli. Lei accolse entusiasta la proposta ed improvvisò una scena nella quale recitava una prostituta.
Creò il ruolo con una tale autentica volgarità che lei non era più riconoscibile. Il pubblico era affascinato, il successo enorme. Suo marito comprese immediatamente che questa era terapia e mi teneva giornalmente informato. Dopo alcuni giorni mi disse: " È avvenuto un mutamento, è ancora presa dalle sue esplosioni di rabbia, ma queste hanno perso l'intensità. Sono di più breve durata e a volte improvvisamente sorride quando si ricorda di scene simili che recita sul palcoscenico. E io rido con lei per lo stesso motivo: è come se ci vedessimo reciprocamente in uno specchio psicologico. A volte comincia persino a ridere prima di essere presa da questi attacchi, perché sa esattamente come si svolgeranno. In certe circostanze si esalta ancora di questi eccessi, ma in forma molto più debole di prima ". Era una catarsi che scaturiva dal riso e dall'umorismo. Io continuai
il trattamento affidandole dei ruoli che erano accuratamente adeguati alle sue personali situazioni di conflitto. Suo marito mi diceva d'avere acquisito, per mezzo delle scene che le facevo recitare, una migliore comprensione nei riguardi di lei e di essere diventato più paziente nei suoi riguardi.
Domandai, poi una sera, ad entrambi se fossero disposti a recitare assieme e cominciare una sorta di terapia infraumana. Loro si dichiararono d'accordo e i loro dialoghi improvvisati, che sempre più assomigliavano alle loro private scene famigliari, divennero parte integrante dei nostri spettacoli.
La famiglia di lei e di lui, scene della loro infanzia, i loro sogni e piani del futuro, tutto venne raffigurato. Dopo ogni rappresentazione alcuni spettatori mi cercavano per dirmi che le rappresentazioni di questa coppia li avevano colpiti profondamente, più di qualsiasi altra rappresentazione precedente... Alcune settimane dopo mi trovai solo coi due nel nostro teatro all'improvviso. Io analizzai lo sviluppo del loro psicodramma in base alle scene che loro avevano recitato e spiegai come mai ora i loro conflitti si fossero superati ».

 


Lo psico-dramma - per definirlo in base a questo esempio - cerca dunque di utilizzare la catarsi aristotelica, che può divenire attiva in ogni azione drammatica, per scopi terapeutici. Moreno osserva che, paradossalmente, attori inibiti nella psicodrammatica riproduzione della loro vita privata sono come dei dilettanti. È una sua ipotesi che la vita privata dell'attore si frammischia con i svariati ruoli che questi nel corso della sua vita interpreta. E vero che « lo studio dei ruoli » può essere importante per lo sviluppo del carattere, per « l'auto-realizzazione » di una persona -serve nel quadro della « terapia di gruppo » /soprattutto alla comunicazione ed all'addestramento (specialmente nell'industria). In che misura Moreno influì sulla formazione del « Group Theatre » e dell'« Actor's Studio » di Lee Strasberg, non è ancora stato indagato, è noto però che Elia Kazan utilizzò più tardi il metodo dello psicodramma dell'Actor's Studio. Una connessione con Stanislawski è apparente: ma mentre Stanislawski usa l'improvvisazione dell'attore ai fini della perfezione della interpretazione, Moreno è abbastanza coerente nel rifiutare la perfezione ed accogliere nel suo programma l'imperfezione. È da tenere presente questa differenza: Moreno non intende  attivare le  forze  creative  nell'attore,  ma risvegliare  in ognuno i latenti talenti artistici. La scoperta di Moreno consiste nel dar libero sfogo alla spontaneità che scaturisce grazie all'azione scenica. A Moreno non importa la grande personalità singola ma il gruppo, cioè:   la personalità del singolo nel gruppo. La vecchia saggezza scespiriana:   « Tutto il mondo è teatro », viene trasformata in una «psichiatria scespiriana», resa fruttifera nello psicodramma.
Lo psicodramma è l'attualizzazione così del passato come del futuro, il tutto fissato nel presente. Lo spazio come spazio scenico concede una concreta libertà dell'azione. La condizione principale per una Scena-psichica è l'esatta e topografica collocazione del luogo.

 
Psicodramma,  happening,  Mitjspiel (Partecipazione  al gioco)

Rappresentare se stessi in un ambiente che riproduca esattamente la realtà: questo è un principio dello psicodramma che differisce da qualsiasi altra forma artistica - tuttavia rivela una certa affinità con i procedimenti contemporanei usati nell'arte in genere. L'importanza dell'« environment » viene per esempio, formulata nel campo della pittura, fra gli altri da Allan Kaprow - il creatore dell'happening -. Qui è da osservare che lo psicodramma non ha niente ma proprio niente da fare con l'happening, per quanto nelle sue forme volgarizzate possa essere scambiato con questo - come, per esempio, uno spettacolo psico-musicale che venne organizzato dagli studenti della Residence Universitaire d'Anthony (1959) fu più tardi considerato un happening. In opposizione alla anarchica amorfa teatralità che nell'happening fu montata sino a divenire una follia di moda, lo psicodramma ha per obiettivo una autentica costruzione di forma, una creativa autorealizzazione nel « gioco », una strutturazione dello spazio, una realizzazione dei rapporti umani nell'azione scenica. Nell'happening singoli individui si atteggiano in modo autosufficiente: poiché non si arriva a realizzare alcuna forma è anche impossibile una vera partecipazione di un gruppo di invitati: ognuno viene abbandonato a se stesso e si comporta a suo piacimento. Sì, si può dire che la mancanza di rapporti è la caratteristica dominante dell'happening, mentre lo psicodramma ha per tema proprio il rapporto del singolo col gruppo.
Alcuni avvenimenti che sono paragonabili allo psicodramma o più precisamente al sociodramma, accaddero durante i « Mitspiele » (partecipazione al gioco) che ebbero luogo a Ulm, Heidelberg, Nürnberg: tra il pubblico si arrivò a discussioni, contrasti, liti. Con gli attori si dibatté « parola contro parola ». Gli attori si riunirono - da quel momento in poi, quando cominciò la libera improvvisazione - più stretti in un «ensemble», cioè in un gruppo. Se sopratutto, per i partecipanti del gruppo, nell'improvvisazione poteva essere stabilita una morale, allora, era quella dell'essere dipendenti gli uni dagli altri: gli attori dovevano di nuovo prestare ascolto agli altri ed elaborare gli argomenti aggiuntivisi o indicati. Mitspielen vuoi dire « giocare con gli altri », non solo gli attori giocano fra di loro e con il pubblico, ma il pubblico gioca con gli attori. Alcuni giocano tra gli spettatori e tra il gruppo degli attori, così come questi due gruppi giocano l'uno con l'altro. Nel quadro di questa descrizione non posso addentrarmi nei molti punti di contatto tra lo psicodramma e il Mitspiel: anche se si tratta di due diverse operazioni pratiche sviluppatesi indipendentemente, potrebbero comunque crearsi delle correlazioni. Se qualcosa si è reso visibile in questi Mitspiele rappresentati in normali teatri cittadini per un normale pubblico di abbonati, questo era la disponibilità del pubblico di cogliere l'offerta di una partecipazione al gioco nel quadro di un'azione scenica. La popolarizzazione dei metodi di recitazione è del tutto possibile. La scherzosa sentenza: « Recita tu stesso come esercizio libero » che io usai una volta in una di queste rappresentazioni, indica una prospettiva verso il « teatro nella vita », nel quale noi tutti recitiamo molti ruoli. Rimane però da sviluppare la consapevolezza e la riflessione del « gioco dei ruoli ».

 


La prassi dello Psicodramma
Fra i tanti metodi dello psicodramma, che vengono usati al di fuori della psichiatria, vi è la tecnica del « Gioco dei ruoli », che, per esempio, è stata assunta dall'American Management Association nel suo programma di istruzione. Già nel primo anno più di duemila uomini d'affari presero parte ai corsi di « Gioco dei ruoli » di questa società. « Noi siamo dell'opinione che il gioco dei ruoli sia uno dei più efficaci metodi di comunicazione che noi si possa insegnare », dice uno dei direttori del corso « gestori d'aziende » di questo gruppo. La Gulf-Oil Company di Pittsburg istruisce il proprio personale di sorveglianza con il metodo del « Gioco dei ruoli ». Hudson, capo dei grandi magazzini fa fare più volte l'anno ai suoi ottomila dipendenti un corso di un giorno di « Gioco dei ruoli », al fine di aumentare la loro abilità nelle vendite. Una situazione standard è questa: una partecipante al corso interpreta una cliente che cerca un cappello, un'altra assume il ruolo dell'amica della cliente alla quale non piace nessuno dei cappelli e che la sconsiglia dal comprare, una terza recita la commessa il cui compito è di contrapporsi alla cliente ed alla sua consigliera e tuttavia di vendere un cappello. Certo una scena semplice, ma adatta allo scopo.
Il senso più profondo del « Gioco dei ruoli » è quello di acquisire attraverso "lo scambio dei ruoli una introspezione nel ruolo della " psiche di altre persone; agire sul palcoscenico o nella vita reale nel ruolo di altre persone, per poterle capire. Così un direttore recita per tutto un giorno un operaio, oppure un direttore di giornali un giornalaio, o un dirigente aziendale un rappresentante, per acquisire in concreto comprensione per gli altri. Il « Gioco dei ruoli », .in senso più ampio può essere usato nell'unione coniugale o nell'al-levare i bambini. La varietà dei metodi psicodrammatici è ampia, finora si sono contati trecentocinquantun procedimenti. Solamente i più importanti possono essere menzionati.
Prima di tutto c'è da specificare lo schema-base della psicodrammaturgia: il processo dell'azione si suddivide in tre fasi: 1) la fase preparativa, del « riscaldamento » del gruppo che dovrebbe stabilire la scelta di un problema comune e di un interprete adatto.
2) la rappresentazione stessa.
3) la partecipazione terapeutica del gruppo: la discussione.
Ervärmen (riscaldarsi) questa espressione è derivata dall'americano « warming up », questa fase è indispensabile per il funzionamento del gioco. Il più difficile è l'inizio: pochi sono di per sé disposti e in grado di partecipare ad una rappresentazione o azione scenica all'improvviso. Occorre superare le barriere del ritegno, la paura di scoprirsi e di fallire, poi « l'horror vacui », conosciuto da quegli attori che hanno improvvisato per un pubblico. Un vero pubblico nello psicodramma non vi è: tutti vi partecipano, scelgono un problema, che sia il loro, non solo quello di un singolo. Questa autentica partecipazione del gruppo, dove ognuno conosce le stesse difficoltà, quelle che il protagonista rappresenta, incoraggia il partecipante.

 

Per entrare nel dramma, per preparare l'effettiva rappresentazione sono stati elaborati i metodi dell'auto-conversazione, del rispecchiamento, dell'imitatore. Dato che il protagonista abbisogna di partners per la propria scena, sono previsti « aiutanti terapeutici », i cosidetti « auto-aiuti » - in americano meglio definiti come « auxiliary ego » - la cui funzione è in parte simile a quella degli attori: devono recitare i ruoli che il paziente desidera o necessita, hanno tuttavia la possibilità di guidare e influenzare il soggetto — e a volte di assumere il ruolo di un osservatore sociale. Nel metodo del rispecchiamento l'auxiliary-ego si addestra all'imitazione del protagonista: imita il suo comportamento, lo mostra così come gli altri lo vedono. Il metodo dell'imitatore è simile: da al malato un secondo io, lo doppia e con questo lo aiuta a, riconoscere se stesso. L'imitatore può anche munire il paziente di un aiuto-inconscio. La guida terapeutica, in qualità di direttore del gioco, sarà sempre pronta a recepire ogni cenno del soggetto e a valorizzarlo per la continuità dell'azione; come terapeuta farà sempre attenzione ad identificare il gioco con la vita del paziente e a non perdere mai il contatto con il pubblico, cioè il gruppo. In qualità di terapeuta gli è permesso, a volte, di provocare il soggetto, di scherzare e di ridere: a momenti diverrà così passivo che la seduta sembrerà condotta dal paziente. Come analitico può completare la propria opinione con quelle dei suoi aiutanti-terapeutici ed attraverso le risposte del pubblico.
Il pubblico, la reazione del gruppo, ossia la sua azione giunge al suo sviluppo nella terza fase: mentre dapprima da risonanza di sé con osservazioni, e opera così delle correzioni, nella fase finale rappresenta se stesso nel suo « sindrome collettivo »: convalida o critica la rappresentazione del protagonista, arricchisce l'avvenimento con le proprie esperienze, con nuovi dettagli e varianti, controlla la veridicità, l'autenticità della rappresentazione e neutralizza la singolarità accentuata del protagonista, lo reintegra di nuovo nel gruppo.
Imparare di nuovo a giocare come giocano i bambini - realizzare se stessi in un gioco che non faccia differenze tra il reale, l'immaginario e il presunto - questo fattore determina la concezione dello psicodramma. Il pensiero di fondo è di seducente semplicità: la nostra vita individuale è indissolubilmente legata al comporta;-mento del gruppo; l'intreccio di relazioni all'interno del gruppo nel quale viviamo - dalla famiglia al gruppo professionale determina il nostro  sviluppo e la nostra salute. « Giocare guarisce ». Occorre solo essere capaci di giocare. Questo è l'insegnamento di Jakob Levy Moreno.

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