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"GRANDI FESTE" - UNO PSICODRAMMA RADIOFONICO SUGLI PSICODRAMMI TELEVISIVI DI RAI3 - 2010

Questo ipertesto è la prima parte di un'intervista radiofonica in tre giornate del 2010 su Rai-radio2 dove Ottavio Rosati racconta la storia del suo docufilm "Generazioni d'amore" (2001) girato con la scrittrice Fernanda Pivano, che dopo aver collaborato con entusiasmo al lavoro, di colpo bloccò la distribuzione del film temendo che il film rivelasse la loro storia d'amore, iniziata nel 1973.
Il regista fa una catarsi della vicenda rivelando la sua forte reazione traumatica alla dissociazione della Pivano e (nella speranza che possa giovare anche ad altri) descrive la strategia terapeutica con cui ne venne a capo: una combinazione di analisi, EMDR e psicoplay.

Nel 2016 Rosati ha messo in cantiere una versione teatrale di "Grandi Feste".

PRIMA PARTE
venerdì
 

VITTORIO Amici ascoltatori, benvenuti a "Grandi Feste". In studio, come sempre: Vittorio Golla...

SABRINA E Sabrina Guidi.

VITTORIO E benvenuto a Ottavio Rosati, il nuovo ospite del nostro programma, che sarà con noi al telefono per tre sere.

OTTAVIO Salve Vittorio. Salve Sabrina. 

SABRINA Benvenuto, professor Rosati. Mi spiace che non sia qui con noi a via Asiago. Sappiamo che ieri ha avuto un incidente in bicicletta. Come sta ora? 

OTTAVIO Dolente e perplesso: dolente il piede e perplesso io. Sospetto che il mio sabotatore interno non voleva che fossi in studio con voi. 

VITTORIO E perché mai?
SABRINA Ma che cattivo! Buuu! Orribili, questi sabotatori... 

OTTAVIO Comunque eccoci qui. E grazie dell'invito. "Grandi Feste" è uno dei pochi programmi di approfondimento in circolazione. Mi piace moltissimo

VITTORIO Peccato che vada in onda di notte.

OTTAVIO Meglio di notte che niente, caro Vittorio. Di giorno volano vampiri.

VITTORIO E noi invece che siamo? Aquile, gabbiani?

 SABRINA Rondini?

 OTTAVIO Voi parlate bene, perciò siete dei simpatici Cacatoa!

VITTORIO Addirittura! Detto da te è un grande complimento! Dovete sapere che Ottavio è un amico dei pappagalli con i quali fa praticamente tutto... ci parla, ci gioca, ci lavora, ci viaggia... 

SABRINA Allora grazie e Quack!. 

VITTORIO Cari ascoltatori, vi presento velocemente il nostro ospite. Lo conosco da quando eravamo ragazzi e lavoravamo insieme a Radio3 con Alessandro Cecchi Paone...

 OTTAVIO C'erano ancora i registratori a nastro. Il programma si chiamava "Terza Pagina"...

 VITTORIO Ottavio è un analista autore di imprese spericolate come quella di aver portato lo psicodramma in televisione con Rai3. Il programma si chiamava "Da Storia nasce Storia". Ed è stato un piccolo cult... non ricordo se con o senza pappagalli 

 OTTAVIO Senza. “Il Pappafreud” fu qualche anno dopo.

SABRINA Professore, ieri abbiamo visto qualche brano dei suoi psicodrammi su You Tube e vorrei farLe una domanda...

 OTTAVIO Non sarebbe meglio darci del tu?

 SABRINA Va bene, Ottavio: negli psicodrammi che ho visto era davvero tutto improvvisato o c'erano degli attori e delle prove?

 OTTAVIO C'era solo un’attrice napoletana: Rosalia Maggio, che faceva da "ego ausiliario" cioè un assistente terapeuta che improvvisava i vari ruoli... ed era così brava che molti la prendevano per una psicoanalista.

 VITTORIO Il testo in psicodramma non c'è.

 OTTAVIO Il testo sono le persone. E’ tutto si improvvisa come qui, ora. Non sappiamo cosa ci succederà oggi con gli spettatori che interverranno. Solo che qui i conduttori siete voi e io sono nel ruolo del paziente.

 SABRINA Capito, Vittorio? Siamo anche noi psicodrammatisti e non lo sapevamo.

 VITTORIO Allora cominciamo: Ottavio, chi è la persona alla quale vuoi fare Grandi Feste?

 OTTAVIO Per farle Festa partirei dalla festa più bella della mia vita: la serata al Teatro Carignano di Torino per il lancio di Da Storia Nasce Storia nel 1991 che fu una pietra miliare. Quando oggi guardo le foto di quella sera, vedo gli Arcani dei Tarocchi che svolazzano attorno alle persone sul palco e in sala. Prima di tutto verso la mia fidanzata Zurlina, dolcissima e intelligente, studiosa di teologia, vola l'Arcano del Matto: matto mio e non di lei. Visto che, a tre mesi dalle nozze, non ci saremmo più sposati per una mia folle scelta. 

 SABRINA Ah, sì? E che scelta fu? 

 OTTAVIO Il Carro naturalmente va verso Angelo Guglielmi e Luca Ronconi che dirigevano Raitre e il Teatro Stabile e non ci misero mai il bastone tra le ruote. E poi ci sono due carte (il Papa e la Papessa) che volano verso due persone carissime alle quali sono riconoscente. 

 VITTORIO Ed è a questi due che vuoi fare Festa?

OTTAVIO Sì. Perché col loro esempio di creativi mi aiutavano a tentare un’impresa impossibile. Questi due Salva-Vita erano la scrittrice Fernanda  Pivano e lo scrittore e psicoanalista Aldo Carotenuto



VITTORIO Ottavio ci ha mandato per mail due schede biografiche e persino delle foto. Leggiamole: Fernanda Pivano (1917-2009), americanista allieva di Cesare Pavese, ha tradotto e introdotto in Italia quattro generazioni di scrittori americani da "Antologia di Spoon River" il libro di poesie più venduto in Italia, fino a Bukowsky passando per i Beat e gli Yippies. Amica di personaggi come Ernest Hemingway e Allen Ginsberg, Harold Brodkey. Alla sua raccolta di 40.000 libri e autografi Luciano Benetton nel 2001 ha dedicato una Fondazione Biblioteca a suo nome. Su di lei sono stati girati quattro docu film. Il primo dei quali è tuo: Generazioni d'amore.

SABRINA E poi c'è Aldo Carotenuto (1933-2005) psicoanalista e docente univesitario che ha imposto in italia il pensiero di Jung. Autore di numerosi best seller di psicologia tra cui Diario di una segeta simmetria sulla storia di amore di un personaggio da lui scoperto, Sabine Spilerein amante di Jung e allieva di Freud, da cui sono stati tratti libri, commedie e film come Prendimi l'anima di Faenza e Un metodo pericoloso di Cronenberg.

VITTORIO Allora, Ottavio, chi dei due festeggiamo?

OTTAVIO Fernanda perché ho voluto molto bene a Carotenuto ma lei l'ho proprio amata. L'ho amata molto. Anche se entrambi hanno avuto per me la funzione di Life Giver come Neville Symington la chiama nei suoi libri sul narcisismo. 

VITTORIO Life Giver... cioè Vivificatori. 

OTTAVIO Portatori di vita, forza e felicità... la storia comincia nel 1973. Mi ero appena laureato in filosofia e mi guadagnavo la vita collaborando a giornali e giornaletti. Ero un ragazzo come tanti, pieno di slanci, problemi e contraddizioni. Se sono diventato un professionista è grazie a quei due. Identificandomi non solo in loro come esempi ma nell'immagine di me che mi rimandavano. L'immagine di Ottavio che potevo vedere nel loro sguardo. Pivano e Carotenuto hanno svolto per me la funzione riflessiva del Sé di cui parlano Fonagy e Target. Forse parlo in psicanalese ma è più forte di me.

VITTORIO Va bene. Basta tradurre. Detto in parole semplici che vuol dire "funzione riflessiva"? 

OTTAVIO Vuol dire che l'autostima e la forza di un giovane che si affaccia alla vita, partono dagli adulti che lo circondano. Meglio essere figlio di un piccolo calzolaio che ti ammira e ti stima piuttosto che essere figlio di un grande stilista che non ti vede e non ti dà attenzione. Ma crescere accanto a due persone creative come Aldo e Fernanda che in più rispecchiano i tuoi sforzi per fare quello che fai... Questo è il massimo che si può avere un ragazzo dalla vita.

VITTORIO Benissimo. Il discorso è chiaro e, per certi versi, fa venire i brividi. Queste cose andrebbero insegnate a scuola. Direi di fare uno stacco musicale. 

OTTAVIO Certamente...

 

1. Frank Sinatra, "My Way".

 

VITTORIO Parlavamo di Fernanda Pivano e Aldo Carotenuto due grandi italiani che per il nostro ospite di oggi, Ottavio Rosati, sono stati due mentori eccellenti. 

OTTAVIO Sì. Il loro esempio di professionalità e successo, io che ero nato nel 1950, me lo portavo dietro come un tesoro dal 1975, quando, per il lancio del libro "Beat hippie yippie", intervistai la mitica Fernanda Pivano. In quel momento lei era in crisi grave col marito Ettore Sottsass jr., il grande architetto e designer che aveva una storia con una ragazza del suo studio che Nanda chiamava "la puttana di Barcellona". Fernanda era disperata e i suoi amici cominciavano a preoccuparsi. In quegli anni aveva anche inscenato un suicidio al quale Sottsass rispose con una paralisi isterica.

VITTORIO Te lo disse lei?

OTTAVIO No. L'ho scoperto da poco leggendo i suoi "Diari" editi da Bompiani. Ho dtto che il suicidio era inscenato perché lo fece nel bagno di servizio con la porta a vetri.

VITTORIO A proposito dei Diari volevo chiederti...

OTTAVIO No. Non dire niente. Magari ne parliamo dopo. Dicevo che tra noi c'erano trent'anni di differenza ma la Pivano era la prima donna che avessi incontrato che, oltre ad essere colta e intelligente era pure bellissima, elegante, creativa e sorridente.

CRISTINA Tutto questo nonostante la sua crisi?

OTTAVIO La crisi del suo matrimonio per me restava sullo sfondo. Avevo conosciuto altre donne in crisi in cui c'era la crisi e basta. Fernanda invece mi folgorò e fu Grande Amore.

CRSTINA Addirittura folgorò! Tipo una Dea!

OTTAVIO Dea è troppo. Però per me non era una donna. Era un territorio pieno di meraviglie e io ero un drone che ci volavo sopra con quattro videocamere.

SABRINA Spero che ogni tanto atterravi! Dove vi siete incontrati? 

OTTAVIO A Roma, all'Hotel Hassler a Trinità dei Monti. Me lo ricordo come fosse oggi perché un'ora prima a casa mia era successa una cosa assurda: mia nonna e mia madre mi avevano dato una pizza "ciociaro-matriarcale" perché avevo regalato il mio frigorifero a un mio amico che si sposava, senza dirglielo. 

VITTORIO Non ho capito niente, scusa. Ti volevano dare una Pizza scongelata mentre tu volevi gli spaghetti?

OTTAVIO No. Non la pizza napoletana. Mi avevano dato una pizza nel senso di sberla. E io l'avevo restituita a tutte e due. 

VITTORIO La pizza?

OTTAVIO Sì.

VITTORIO Ah sì? E cose simili succedevano spesso a casa tua?

OTTAVIO No, mai successo prima.

VITTORIO Meno male. Torniamo al Grand Hotel Hassler Villa Medici.

OTTAVIO Volentieri. Erano le quattro e c'era il sole. Entrai nel bar dell'albergo con Raimondo Biffi l'editore di Arcana che mi aveva portato a intervistare la Pivano nella speranza che accadesse esattamente ciò che sarebbe accaduto. Lui magrissimo sembrava un incrocio tra Rupert Everett e un campanile. Io ero a disagio e allungavo la schiena per sembrare più alto. Erano i miei ultimi giorni di servizio militare in areonautica e mi ero presentato in divisa da sottotenente. 

VITTORIO Ti credo. Dopo le pizze ciociare ti dovevi dare un tono...
SABRINA Non ci posso credere... eri andato dalla Pivano col berretto in testa?

OTTAVIO No, sotto il braccio. Biffi mi presentò dicendo che la volevo intervistare per "Il Mondo". Io le feci il baciamano militare sbattendo i tacchi. La Pivano molto chic era su un divano enorme: stava bevendo dell'acqua Perier e me la offrì. E io dissi in tutta serietà: "Grazie ma non bevo in servizio". 

SABRINA Ma non eri mica in un aeroporto.
VITTORIO Mica era wisky!

OTTAVIO L'editore si precipitò a dire che ero allievo di Juan Rodolfo Wilcock. E io precisai "Wilcock... sa... l'allievo di Borges!" A quel punto Fernanda disse: "Uh, uh! E tu vai con le ragazze o coi ragazzi?". E, non so come, risposi: "Io non vado. Porto in volo." 

VITTORIO Un vero pilota dannunziano... 
SABRINA (ridendo) Non ci posso credere! 

OTTAVIO Fernanda scoppiò a ridere e rise anche l'editore. Disse "Ma tu sei uno di quei nuovi fanatici cool!". Non ho ancora capito che volva dire e non so cosa mi passava per la testa. Era come se qualcuno-qualcosa parlasse al posto mio. La stessa cosa mi successe quando andai al teatro del Beacon Institute di Moreno a New York nel momento che Zerka Moreno mi disse: "Ottavio, come upon the stage and present yourself in a psychodramatic way!". Io venivo dallo psicodramma lacaniano dove si sta fermi inchiodati sulle sedie, perciò non sapevo assolutamente che fare. Salii sul palco nel totale vuoto mentale e dopo cominciai a muovermi come un orso che vagava tra le montagne abruzzesi in cerca di miele e arriva a Sulmona dove incontra il poeta Ovidio che lo riempie di confetti. Un trionfo! Era giugno ma quando uscimmo dal teatro nevicava a Beacon. E una ragazza argentina del gruppo mi portò a letto in camera sua. 

SABRINA Da vero piacione italiano. Dottor Ottavio, sei pericoloso: diamoci del Lei!
VITTORIO Torniamo all'intervista con Fernanda.

OTTAVIO Avevo fatto la prima domanda che mi si inceppò il registratore. Poi si ruppe pure quello che lei teneva di riserva e io le dissi: "Stia calma, signora. Ci penso io." E li aggiustai. Dopo mesi di interviste e litri di acqua Perier... scoprimmo di trovarci benissimo litigando in continuazione.

VITTORIO Su che?

OTTAVIO Sui suoi scrittori e poeti alcolizzati di cui io sapevo poco o niente e che accusavo di non pensarla come Bertrand Russell o Bernard Shaw. Non erano abbastanza logici e razionali!

SABRINA Ma come? Bernard Shaw e Russel alla regina dei Beat!

OTTAVIO (ridendo) Certo, se penso a quanto ero... acerbo mi sento male. 

SABRINA  Filosofi contro Hippies: non c'è partita.

OTTAVIO Fino a un certo punto però: Russell era lord e matematico però si fece mettere in galera a ottant'anni perché faceva le marce contro la guerra e le armi nucleari. E poi, ragazzi... avevo solo 23 anni. Che volete da me?

VITTORIO Giusto, Sabrina. Uno usa quello che ha!
SABRINA Eh, sì. A quanto pare gli riesce benissimo.

OTTAVIO Comunque, tra una discussione e l'altra con Fernanda dopo un po' decidemmo di prendere una casa insieme nel palazzo di Trastevere (la Kasbah dei suoi romanzi) dove, un anno prima, avevo abitato da solo perché collaboravo a "Il Mondo": avevo già intervistato Ennio Flaiano, Paolo Poli, Aldo Fabrizi e persino Marlene Dietrich... per fare soldi scrivevo pure per un giornaletto di musica "Ciao 2001".

VITTORIO Me lo ricordo. Ci lavorava Dario Salvatori. Sembra incredibile ma 2001 si riferiva al nuovo millennio a venire. Come "Odissea nello spazio" di Kubrick. 

OTTAVIO Così, a via lungara (mentre Fernanda mi diceva: Tesoro, tu sei bravo in questo, un disastro in quest'altro e devi imparare che...) feci anche io da "Life Giver" a lei che andava su e giù da Milano inseguita da sciami di poeti beat con la chitarra che arrivavano con l'autostop per farle leggere i loro manoscritti. Loro mezzi nudi, lei vestita benissimo. Loro con lo spinello, lei con la Coca-Cola. Loro col profumo di majurana, lei di Caleche.

SABRINA E tu?

OTTAVIO Io non lo so. Mi lavavo e basta. Nanda veniva a Roma anche due volte a settimana portando il carisma di aver tradotto quattro generazioni di scrittori americani, il suo snobismo per l'università, un turbinio di musica e musicisti. E il suo bisogno di amore. Anche se, come quella scema di Marylin, più tutti la amavano, più lei scherzava "Nobody loves me"... fino a farsi male.

SABRINA Scusa ma in che senso Marylin Monroe sarebbe scema? 

OTTAVIO A parte che un genio non era, voglio dire che una persona è tanto infelice quanto crede di esserlo. Cosa che allora non sapevo: per me gli altri erano infelici perché io non avevo fatta abbastanza per loro. 

VITTORIO Allora eri messo male!

OTTAVIO Venivo da una famiglia normal-normotica, del tutto folle ma buona e per bene. Ero un avido lettore di libri, presuntuosetto, e ingenuo ma mi davo un sacco da fare per cambiare le cose. Conoscere la Pivano fu un elettrochock culturale. Raccontare questa storia alla radio è per me una catarsi come in psicodramma. Non parlo del personaggio Fernanda Pivano che aveva le sue mille luci e le sue cento ombre. Parlerò de la mia Nanda. E c'è anche il rischio che mi commuovo perché la mia Anima è più scema di Marylin.

A destra foto Santucci - A sinistra foto Raffini - 1973 - © PLAYS

Tu, Vittorio, Fernanda l'hai conosciuta: quando raccontava i suoi amici scrittori (Hemyngway, Pavese, Bukowsky, Gertrud Stein, Ungaretti, Ginsberg...) la Nanda usava la voce come si suona un pianoforte.

VITTORIO Era anche diplomata al Conservatorio.

OTTAVIO E poi fonava e muoveva il volto da Grande Attrice. Usava bene anche la semplicità: magari diceva "Ieri sono andata a prendere il the da Eusebio".

SABRINA E chi è Eusebio?

VITTORIO Eugenio Montale. 

OTTAVIO Lo diceva come io dicevo "Ieri ho giocato a calcetto".

VITTORIO Che ruoli evocava di più la Pivano nei rapporti con gli uomini? 

OTTAVIO Direi che i principali erano "La Fata" anzi "la Fata intelligente" anzi "La Super fata Intelligente". Poi "La bambina da aiutare" anzi "La Principessina caduta dal cavallo". 

SABRINA Fernanda Pivano come scrittrice aveva un suo metodo di lavoro?

OTTAVIO Scriveva di pomeriggio dalle 13 alle 20 e qualche volta anche la sera e la notte. Ma in un certo senso lavorava sempre. Nanda era il suo lavoro, anche quando si metteva il borotalco o saliva sul taxi o rispondeva al teelfono. E' una cosa difficile da dire a parole che però si vede in certi punti nel nostro film. Quando si metteva il borotalco mi faceva impazzire. Andavo pazzo dei suoi pigiamini rosa di flanella. Altro che giarrettiere.

VITTORIO Ti riferisci a "Generazioni d'Amore". Il documentario che hai fatto su di lei. E che poi scatenò l'ira di Dio.

SABRINA Obiezione, Ottavio! Se la Pivano era una grande professionista che lavorava tutta la notte perché ne parli come se fosse una donna fatale?

OTTAVIO Perché era tutte e due le cose. Ed è questo che mi faceva impazzire d'amore. Fernanda, in sé e per sé, aveva molto la testa sulle spalle. Più di noi tre messi insieme. D'altra parte, era quel tipo di donna affascinante su cui un uomo proietta l'archetipo Anima di cui parlano Jung e Hillmann.

SABRINA Cioè? Che intendi per Anima?

OTTAVIO La parte femminile dell'uomo che ai tempi di Jung era per lo più inconscia e vista sulla donna. Così come oggi una Drag Queen proietta sull'uomo la sua parte maschile che non ha sviluppato. 

VITTORIO Su questo ho anche io una domanda: secondo te Fernanda voleva provocarla questa proiezione? 

OTTAVIO Credo di sì. Con certe donne la proiezione di Anima da parte di noi uomini si verifica punto e basta. Ma con altre di successo il meccanismo è più o meno pilotato ad arte, più o meno consapevolmente. Del resto Nanda non era mica Oriana Fallaci o la Levi Montalcini. La sua dimensione era poetica più che ideologica. Era un soprano davanti al pubblico. Il suo Animus conosceva da grande artista il modo di attivare la proiezione di Anima da parte degli uomini. Ma questo suo Animus creatore di Anima era anche serio, determinato, degno di stima. Naturalmente questo meccanismo lo capisco solo oggi e non è detto che lo capisco del tutto.

VITTORIO Ottavio, c'è al telefono un'ascoltatore. Dice che ti vuole fare una domanda "junghiana".

OTTAVIO Junghiana? Sentiamo.

ASCOLTATORE JUNGHIANO Buonasera, dottore. Senta io ho fatto una lunga analisi junghiana a Zurigo con un'allieva della Von Franz.

OTTAVIO Complimenti.

PRIMO ASCOLTATORE E ho capito sulla mia pelle perché Jung diceva: "Anima è ciò di cui gli altri ridono". Io per esempio sono schiavo d'amore per un'escortina che vedo ogni tanto a pagamento, anzi quasi col tassametro, eppure mi sembra tanto fragile, mi commuove e mi spezza il cuore.

OTTAVIO Infatti funziona così. Qual è la Sua domanda
?

ASCOLTATORE JUNGHIANO Ecco: Jung e Von Franz nei loro libri scrivono che Anima si articola in quattro modi principali: Elena (la bellezza), Sophia (la saggezza), Maria (l'amore puro) e Kundri (la sirena seduttiva che porta l'uomo alla rovina). Giusto?

OTTAVIO Più o meno sì anche se oggi le cose oggi sono un po' cambiate. Anmzi molto. Non si sa dove dovremmo mettere il genere Trans e Travesta e ci si chiede se certi gay abbiano un Anima o un Animus.

ASCOLTATORE JUNGHIANO Questo però Jung l'aveva profetizzato.

OTTAVIO Certo. E in parte lo ha anche causato. Dunque?

ASCOLTATORE JUNGHIANO Allora vorrei sapere: che immagine di Anima costella su noi uomini un personaggio straordinario tipo la signora Pivano? 

OTTAVIO Ho capito. Fernanda modulava negli uomini gli archetipi di Elena e Sophia ma non di Kundri e nemmeno di Maria... Ma forse mi sbaglio. Adesso stiamo parlando della prima parte della storia ma negli ultimi anni Fernanda avrebbe fatto molto leva sulla Santa in Lacrime. Cioè Maria. Nostra Signora Addolorata dei Libri. Anzi degli Scrittori. 

VITTORIO E Kundri, la dimensione distruttiva di Anima: Lulu, l'Angelo Azzurro, Madame Bovary, Carmen, Viale del Tramonto?

SABRINA Scusate ragazzi, ma poi parliamo anche della parte distruttiva di voi uomini?

OTTAVIO No. Kundri in Pivano assolutamente no. Anche se diceva sempre: "Giuro che se rinasco, voglio rinascere puttana." Nella Nanda questo tipo di Anima io non ce l'ho mai vista. Non so...

ASCOLTATORE JUNGHIANO Va bene. Tale e quale alla mia prima moglie, allora. Grazie.

 
"Hydrogen Jukebox" - Spoleto Festival 1990 - Allen Ginsberg, Fernanda Pivano, Philip Glass © Marcello Mencarini

VITTORIO Insomma il nostro amico junghiano ha distribuito pezzi di Anima un po' qua, un po' là. Che dici: riprendiamo con le Grandi Feste a Fernanda?

OTTAVIO Dicevo che le rare volte che Nanda diceva una sciocchezza, lì per lì, tu restavi a bocca aperta per la classe con cui la diceva. Abilissima. Succedeva non solo con gli innamorati ingenui ma anche con scrittori, artisti e uomini di cultura...

VITTORIO Come no! Ricordo una volta a Napoli: presentavano "Amici Scrittori" e scoppiò una discussione a proposito di Easton Ellis tra lei e il direttore del Mattino. Io ero lì per la Rai. Fernanda aveva torto marcio ma, esauriti gli argomenti veri e propri, passò piano piano dal piano delle parole ai volteggi melodici di voce con un suo sorrisetto speciale. Alla fine vinse lei. Aveva messo il direttore del "Mattino" k.o. e lui la applaudiva!

OTTAVIO Pre-ci-sa-men-te. A Roma, gli unici a non caderci erano i trasteverini più ruspanti come il portiere Gustavo che si inchinava solo in Chiesa davanti a Santa Dorotea Patrona degli Ortolani. Insomma io tenetino toccavo il cielo con un dito ed ero perdutamente innamorato. Lo sono ancora. 

VITTORIO Ma Fernanda viveva a Roma o a Milano?

OTTAVIO Diceva che a Milano lavorava per guadagnare i soldi che spendeva a Roma. Quando le regalai una bicicletta rossa, un bambino fece un disegno di Nanda che pedalava sullo Stivale col la sciarpa al vento e scrisse: "Milano-Roma, Roma-Milano, Pedala-pedala, Fernanda-Pivano." Ogni volta che andavo a prenderla all'aeroporto fermavo la macchina nella corsia d'emergenza e piangevo come un salice all'idea che un giorno sarebbe morta lasciandomi solo. Per fortuna quel giorno era lontano. Venne più di trent'anni dopo e tra noi due c'erano trent'anni di differenza. Io ero molto felice a Trastevere con lei.

VITTORIO Ed era felice anche lei? 

OTTAVIO Che domanda è? Stai scherzando? Fate un altro stacco musicale che vi mando per mail una foto scattata un 24 dicembre di non so che anno: per far ridere Nanda, anziché l'albero di Natale, le avevo fatto trovare a Roma un "Cavolfiore di Natale" con le mille luci di New York di Jay Mc Inerney... ora vedi.

2. Paul McCartney, "Wonderful Christmas Time"

"Il cavolo di Natale" foto Lino Ruys- © PLAYS

VITTORIO Peccato che i nostri ascoltatori non possano vederla. Fernanda è davvero felice. Sembra una bambina davanti all'albero di Natale.

OTTAVIO Sì, per alcuni decenni, era felice anche lei. Quando si affacciò da Porta Settimiana e vide in mezzo a via lungara la banda del Pazzariello che annunciava il suo nuovo libro a colpi di tamburo si illuminò. Non la smetteva di ringraziarmi. Si sentiva voluta bene e protetta e a ragione. Una volta che andai a Genova da Luzzati per fare la locandina di "Giocare il Sogno Filmare il Gioco", Nanda mi chiese di passare per Bogliasco a trovare sua madre Mary. Al termine della visita, Mary (che odiava Sottsass) mi diede la sua benedizione e mi chiese di proteggere sua figlia per sempre. Nanda a Roma era così felice da vergognarsene quando negli anni Duemila ci fu una scissione della personalità da cui emerse il banchiere Riccardo Pivano a tenerla d'occhio. A quei tempi si vestiva sempre di nero, un po' tentennante. 

SABRINA Puoi dire cosa accadeva tra voi dal punto di vista erotico? Abbiamo ricevuto tre sms di ascoltatrici che lo domandano.

OTTAVIO Sono libere di farsi la domanda e anche la risposta. Perché scendere sul piano del gossip? Fernanda diceva che il muro della vita privata è invalicabile. I pettegolezzi piacciono agli idioti perché riguardano le parti meno significative di una persona, cioè le uniche parti che capiscono. E se qualche guardone trova una minima debolezza la dà in pasto alla sua invidia.

VITTORIO Sempre che non si tratti di una pornostar. 

OTTAVIO La logica dei pettegolezzi in un certo senso è una logica freudiana: "Adesso so la verità su X perché so che cosa fa a letto. Anche se non ho letto una parola di quello che ha scritto".

SABRINA E se rispondiamo dal punto di vista psicoanalitico?

OTTAVIO Voglio soltanto dire che quando Nanda tra pianti e sorrisi continuava a partire da Roma per tornare a Milano, io non restavo da solo a fare il monaco Pivanese. Ma la figura femminile di riferimento per me, a torto o a ragione, restava lei. 

SABRINA Non sei mai stato geloso di Sottsass? 

OTTAVIO No e nemmeno lui di me. Anzi lo stimavo molto come architetto e designer. Ho appena letto un suo libro che si chiama "Scritto di notte": è bravissimo. C'è una frase che voglio leggere sul primo giorno che lui da ragazzo andò a casa di lei che l'aveva chiamato come scenografo per fare un'opera. Lui scrive così:
Lui con me fu cortese nei pochi attimi che ci incrociammo a via Manzoni. Sembrava imbarazzato ma riconoscente. Fernanda mi diceva che lei e io, secondo lui, avremmo dovuto sposarci.

VITTORIO Cioè non avete mai avuto uno scontro?

OTTAVIO Al contrario. Era come se Ettore e Ottavio si fossero alleati in una comune lotta contro le lacrime della Nanda. Quando girai "Generazioni d’Amore" ero felice di poter disporre dell’archivio fotografico di Sottsass. Ero orgoglioso.

SABRINA Orgoglioso? Perché? Era diventato il tuo archivio di famiglia? 

OTTAVIO E
ro salito a bordo del loro Pianeta Fresco e davo una mano alla sua ecologia. Ma sapevo che la rivista era la loro come la "Rivista di Psicologia Analitica" era di Carotenuto. Questo poi mi spinse a farne una mia: "Atti dello psicodramma" con Ubaldini. Va bene così?

VITTORIO Ricordo agli ascoltatori più giovani che Pianeta Fresco era una bellissima rivista underground di Sottsass e Pivano di cui uscirono solo due numeri che oggi sono introvabili, anche in modernariato editoriale.

OTTAVIO E colgo l'occasione per dire a quel figlio di puttana che me le ha rubate dalla libreria, nel caso fosse in ascolto, di andare al diavolo. Grazie.

VITTORIO Dicevamo? 

OTTAVIO Da un punto di vista creativo l'Archivio Sottsass lo sentivo familiare. Naturalmente una situazione come questa non è codificabile in nessun catechismo. Non ha regole e nemmeno parole per definire i ruoli. Era una lunghezza d'onda che non avrebbe alcun senso per un notaio, un parroco, e forse nemmeno per un analista freudiano. Ha più senso dal punto di vista di Ginsberg, di Jung, di Bateson e Jodorowsky... Fernanda e io non abbiamo mai sentito di essere una coppia normale ma nemmeno eravamo matti come Scott e Zelda Fitzgerald. Il tradimento di un amore atipico come il nostro è ancora più infame perché il primo dei due che esce da un patto speciale può contare sull'approvazione dei conformisti. Alberoni che definisce l'amore un movimento rivoluzionario a due, questo lo spiega benissimo.

SABRINA Tu vuoi farci credere che ognuno dei due poteva vivere altri suoi momenti di felicità (o di infelicità) restando fedele al vostro rapporto?

OTTAVIO Io ero fedele al rapporto non al legame anche perché un legame non c'era. Nanda io la portavo a Parigi e Campo de' Fiori, a Pescasseroli e a Londra, al cinema e ai Festival lirici senza mai protestare perché lei continuava i suoi viaggi drammatici in Egitto, America e Giappone con Sottsass. 

SABRINA Ma non eri geloso?

OTTAVIO Forse sì ma che c'entra? Ero geloso ma la cosa non la riguardava.

SABRINA Come sarebbe a dire?

OTTAVIO Capivo che non poteva fare a meno di quei viaggi e tenevo a bada la gelosia. Ma tutte le feste che passavo con lei ero felice. La portavo molto a teatro, al cinema, ai concerti, alle mostre, a casa dei miei genitori e alle cene di Carotenuto, Paolo Tommasi o di Maria Signorelli, la burattinaia di via Corsini. Vent'anni dopo, ai tempi della Grande Festa al Carignano, quando stavo per sposare Zurlina, la mia fidanzata storica, Nanda disse che mi avrebbe accompagnato all'altare. Come direbbe Umberta Telfener, la nostra fedeltà teneva conto prima di tutto dell'amore per noi stessi. 

SABRINA Scusate ma non vi sembra una sorta di narcisismo a due in cui non si tiene conto dell'altro. Tu volevi stare con due piedi in due scarpe... cioè con due piedi... in scarpa... Una cosa assurda.

OTTAVIO Cara Sabrina, io sto raccontando la storia così come è andata, a torto o a ragione.

SABRINA Direi: a torto.

VITTORIO Sabrina stai calma. Questo non è un pocesso della Sacra Rota. E' un programma culturale.

OTTAVIO E io non sto facendo una lezione di etica amorosa valida per tutti.

SABRINA Potresti essere l'ultima persona a poter fare una lezione su questo argomento. Perché non parliamo della fidanzata? Non era mica di acciaio, immagino.

OTTAVIO Non hai capito quello che ho detto ma va bene così. Del resto non avevo capito niente neanche io.

VITTORIO Per favore, stiamo calmi.

SABRINA A meno che Lei non voglia dire che ai tempi della fidanzata, Fernanda Pivano era una ex? Questo allora era affetto... non puoi chiamarlo amore.

VITTORIO Smettila, Sabrina. Che ti succede?

OTTAVIO Naturalmente Fernanda, dopo molti anni, era una ex , almeno dal punto di vista comune. Ma io in realtà io la amavo molto. Una come Fernanda non è mai una ex in niente. Non era solo affetto. Era amore. La cosa era chiara a tutti.

SABRINA Ah ecco. Quindi Lei amava la Pivano e...

OTTAVIO Scusa, Sabrina: non ci davamo del tu un secolo fa?

SABRINA Tu amavi la Pivano e ti volevi sposare con la fidanzata. Ma è assurdo. Ci credo che il matrimonio è andato nel nulla!

VITTORIO Sabrina... smettila di polemizzare col nostro ospite. E' arrivato il momento di fare una pausa.

3. Eric Satie, "Gymnopedie" 

VITTORIO Riprendiamo le Grandi Feste a Fernanda Pivano. Ottavio possiamo dire che Fernanda ti faceva da madre? 

OTTAVIO Sono sopreso dalla domanda un pò freudiana. La risposta non è semplice. 

VITTORIO Sentiamola.

OTTAVIO Un complesso di madre in me era all'opera ma più sul piano pre-edipico (riparativo del seno materno) che edipico (distruttivo del fallo paterno). Sarebbe a due nel senso che io non ho mai lottato contro Sottsass per farlo fuori e strappargli la moglie. Fernanda era una creatura stupenda, tradita e disperata e Ottavio lottava al fianco dell'architetto perché lei non crollasse. Da parte sua, Fernanda non mi faceva da madre, anzi... Se la mettevo al posto di mia madre era proprio perché Fernanda era totalmente priva di pulsioni e fantasie materne. Infatti quello che ho sempre voluto da mia madre Mirella era che la smettesse di sacrificarsi per i figli. E che, invece di lamentarsi, cominciasse a fare la sua vita.

SABRINA E non è come avere due madri allora? Un trucco.

VITTORIO Basta, Sabrina. Che ti prende? Non è mica uno psicodramma.

SABRINA E Invece sì. L'ha detto lui!

OTTAVIO In questo ha ragione. Posso continuare, Sabrina?

SABRINA Prego. Tanto tu cadi sempre in piedi.

OTTAVIO Ma siamo a Grandi Feste o a Grandi Forche?

VITTORIO Ottavio ti prego, continua. Pigliamola a ridere.

OTTAVIO Allora... Mirella era una donna assai bella e piuttosto colta che avrebbe voluto lavorare: insegnare inglese... Il mio complesso di madre è questo. Nanda invece non è mai stata madre. Niente zupponi di latte in cui intingere assegni e biscotti. E io non mi adagiavo tra le sue braccia, anzi mi facevo i muscoli per tirarla su. Per esempio non mi ha mai fatto una tazza di caffè, non mi ha mai piegato una camicia (semmai mi regalava una cravatta di Kenzo) e non mi ha mai dato o prestato un soldo.

VITTORIO E in pratica, come facevi a reggere il suo tenore di vita?

OTTAVIO I primi due o tre anni, se eravamo a un ristorante, al momento di pagare il conto, Nanda mi passava il portamonete sotto la tovaglia. Ma altre cose come la benzina, il cinema e il bar li pagavo con i soldi miei. Molti anni dopo, quando andavamo a una Prima della Scala (e io toccavo il celo con tutte le dita) era Ottavio che aveva ottenuto gli inviti come critico lirico della AGL. Io mi ero comprato lo smoking coi soldi miei e lei la pelliccia di visone coi suoi. Lei non mi faceva da madre, semmai da mentore. Questo sì. Anche se Ottavio, tra urla e baci, ricambiava il molto che sapeva lei, con quello che studiava lui. A un certo punto Fernanda cominciò a dire a tutti: "Adesso Ottavio guadagna molto più di me!".

VITTORIO Era vero?

OTTAVIO Non so. Non credo. Nemmeno mi interessa. Però i primi anni era dura. Ai tempi dello Hassler una volta Fernanda si accorse che avevo strappato una rosa da un giardino per dargliela. Mi guardò negli occhi fece un sorriso e sussurrò una frase che mi cambiò la vita: "Tesoro mio, impara, che non devi spendere di meno ma guadagnare di più." Per il resto, il caretaker nella coppia ero io, nel senso di San Giorgio che salva la principessa dal drago. Solo che Fernanda non era solo la principessa, era anche il drago. Sia perché io ci vedevo il drago del mio complesso di madre. Sia perché in lei c'era un grosso drago che teneva al laccio come nel quadro di Paolo Uccello. Con un filo non molto visibile.

SABRINA Ottavio tu ce l'hai con le donne. Ammettilo...

OTTAVIO Perché? Nel quadro di Paolo Uccello il drago tenuto al collare è lì. Dagli un'occhiata. Non mi invento niente.

VITTORIO Torniamo alle Grandi Feste.

OTTAVIO Sempre nel 1975 Carotenuto mi propose di fare la mia prima psicoanalisi con lui, rimandando al futuro il pagamento del suo onorario... che poi, ancor più generosamente, non volle prendere e che ho pagato e pago e pagherò offrendo a ragazzi squattrinati l'aiuto che lui ha offerto a me...

SABRINA E alle ragazze?

OTTAVIO Anche alle ragazze. Anzi pure di più. In una delle foto della festa al Carignano Aldo davanti al sipario parla al pubblico del suo psicodramma tratto dal suo libro "Diario di una segreta simmetria" dove gioca i tre ruoli di Freud, Jung e Sabine Spielrein da cui nacque una sceneggiatura pagata ma non girata, molto meglio di quella di Cronenberg che offende Jung e la realtà dei fatti. Stranamente la foto di Aldo sotto il palcoscenico del Carignano mi ha sempre emozionato. Finché dieci anni dopo recuperai un ricordo di infanzia che spiegava come mai per anni avevo fatto tutti i miei lavori più belli proprio al Teatro Stabile di Torino... 

 

Mio padre Giovanni ci raccontava di aver prestato servizio come capitano dell'esercito a Torino: la sera andava a teatro (il Carignano, il Gobetti?) dove c'era un palco di proscenio riservato agli ufficiali... da quel palco vedeva commedie di Pirandello e grandi attori come Macario, la Magnani, Stoppa... Forse il mio inconscio era convinto che, se avessi lavorato al Teatro di Torino, finalmente mio padre avrebbe visto e ascoltato anche me...

SABRINA Vorrei dire una cosa: lo sai che quando parli di Carotenuto, sembri un altro? Quasi umano...

OTTAVIO Grazie. In analisi, Claudio Modigliani disse che non era in ballo il conflitto edipico ma il transfert paterno positivo basato su una collaborazione. La foto dell'allievo accanto al maestro davanti al palco era la prova che il figlio, per essere finalmente rispecchiato dal padre, l'aveva portato con sé davanti alla platea, facendolo uscire dal buio del palchetto ufficiali, mettendolo davanti alle luci del palcoscenico... Il figlio voleva riparare le ingiustizie subite da Giovanni in vita sua.

VITTORIO E' come fa Enea con Anchise, come Telemaco con Ulisse. Il tema dei libri di Recalcati sul padre usciti in questi anni.

OTTAVIO Questo commento di Modigliani fece emergere un altro ricordo: durante la guerra, Giovanni, come procuratore del registro a Sulmona, aveva salvato gli archivi della città dai bombardamenti mettendoli al sicuro nei sotterranei del Teatro dell'Opera. La sua idea era geniale e funzionò ma, invece di premiarlo, il regime fascista lo sospese dal lavoro per aver preso un'iniziativa autonoma. Solo dei decenni dopo lo nominarono Cavaliere al Merito della Repubblica. Ecco perché Ottavio aveva messo "il padre" Carotenuto davanti agli applausi del pubblico. 

VITTORIO Moto bene. In onore di Carotenuto farei un altro stacco musicale.

4. Berhard Hermann, "Vertigo"

 

VITTORIO Prima di chiudere per oggi, Ottavio, abbiamo un'altra telefonata...

 

OTTAVIO Volentieri. Sentiamo,

 

ASCOLTATRICE IN PENSIONE Buonasera. Io sono una parrucchiera in pensione ma non sono scema. Pensano tutti che siamo sceme ma non è vero. Anzi. Telefono da Bologna e ci diamo del Lei. D’accordo?

 

OTTAVIO D’accordo.

 

ASCOLTATRICE IN PENSIONE Leggo molto, soprattutto romanzi. Casa mia è piena di romanzi americani e il nome della Pivano è su tante copertine. Mi sembra chiaro che Lei, dottore mio, si è preso il tipo di scuffia che dura tutta la vita. Però vorrei fare una domanda…

 

OTTAVIO Cioè?

 

ASCOLTATRICE IN PENSIONE La signora Pivano, La ha mai fatta… disperare?

 

OTTAVIO Sì. Spesso.

 

ASCOLTATRICE IN PENSIONE E Lei dottore mai dato un ceffone alla signora Pivano?

 

OTTAVIO No. Mai.

 

ASCOLTATRICE IN PENSIONE E la Pivano a Lei?

 

OTTAVIO Assolutamente no. Ha fatto di peggio. Ma uno schiaffo no. Mai.

 

ASCOLTATRICE IN PENSIONE Lo sapevo che ha fatto di peggio, sa.

 

OTTAVIO E lei come ha fatto a capirlo, scusi?

 

ASCOLTATRICE IN PENSIONE Eh caro dottore. Sa quando si dice è nato prima l’uovo o la gallina? E io dico: E’ nato prima Figaro o lo psicoanalista? Che Le devo dire? Vuole una gallina o vuole un ovetto?

 

OTTAVIO Voglio un bacione. E con questo la saluto.

 

VITTORIO Ottavio, per oggi stiamo per finire. Torniamo un poco alle Grandi Feste per chiudere in bellezza. Con Fernanda avete fatto molte cose insieme?

OTTAVIO La collaborazione con Fernanda passa per tanti eventi culturali sullo psicodramma in Italia: l'intervista a Zerka Moreno al "Moreno Institute di Beacon" come inviata del Corriere della Sera, il primo psicodramma e il primo sociodramma tenuti su un nostro teatro, tutti gli eventi torinesi su Moreno e Pirandello, la presentazione del trattato Psychodrama al Piccolo di Milano insieme a Roberto de Monticelli, Luigi Zoja e altri, la sua prefazione al libro su "Da Storia Nasce Storia".  

VITTORIO E il momento più commuovente della vstra collaborazione?

OTTAVIO Fu all'Orto Botanico di via Corsini, quando era in convalescenza dopo l'intervento chirurgico che le salvò la vita. Tenendomi la mano, mi disse di aver scritto all'avvocato per un lascito alla scuola di Formazione di Plays ("Cento milioni di lire o la maggior somma... secondo quel che ci sarà sul conto") come contributo al progetto del Teatro di Psicodramma da realizzare con l'Università di Roma. Ma tutto questo sarebbe crollato di colpo dieci anni dopo, nel 2001. 

VITTORIO Come il lampadario del Fantasma dell'Opera?

OTTAVIO Sì. No. Peggio...

VITTORIO Benissimo. Come chiusura d'atto funziona. Amici ascoltatori, termina qui la prima parte dell'intervista ad Ottavio Rosati sulle Grandi Feste.
CRISTINA Ci sentiamo domani per la seconda parte. 

OTTAVIO Potremo stare ancora su Fernanda?

VITTORIO Certo che sì. A domani con Le Grandi Feste di Ottavio per la grande Fernanda Pivano. Buonasera a tutti e buon radiogiornale... 

 

Renato de Carmine in "La Grande Magia" di Eduardo de Filippo, regia di Giorgio Strehler  (1984) 
Foto di Luigi Ciminaghi © Piccolo Teatro di Milano

 

EPILOGO
(terza giornata)

OTTAVIO Salve Vittorio. Volevo aggiungere una cosa. Nelle trasmissioni di venerdì e sabato abbiamo parlato di Fernanda Pivano (la scrittrice) e Aldo Carotenuto (il famoso analista junghiano) come grandi figure di Vivificatori. Poi ho fatto un sogno con Rosalia Maggio (il terzo arcano, il terzo archetipo: la Ruota della Fortuna) che mi sembra una specie di appendice a quel discorso. 
Nel sogno Rosalia e Ottavio erano alla festa per un Festival del Cinema diretto da un giovane produttore coraggioso che li aveva invitati separatamente. Qualcosa del genere nella realtà è davvero accaduto nel 1991 per un programma televisivo di Vittorio Gasmann per Raiuno Tutto il mondo è teatro dove ci ritrovammo a fare due interventi (Rosalia presentava l'avanspettacolo. Io parlavo dello psicodramma come articolazione terapeutica del teatro). Nel sogno il produttore chiedeva a Rosalia e Ottavio se erano felici (il genere di domanda che un produttore non fa mai) e loro due gli rispondevano: "Certo. Noi siamo grandi amici e ci intendiamo sempre al volo!". Il produttore diceva che li avrebbe chiamati ancora a lavorare con lui. Fine del sogno. 
Che cosa associo? Pivano e Carotenuto avevano ciascuno una biblioteca di quarantamila libri mentre Rosalia aveva fatto le scuole elementari. Ma la sua semplicità, la sua spontaneità, la sua mancanza di ipocrisia e di Falso Sé (per dirla alla Winnicott) la rendevano il più grande testimone vivente dello psicodramma, ovunque andasse. Non era mai pericolosa o manipolativa. Non c'era in lei traccia di ipocrisia o persecutorietà. Né interna né esterna. Giocava con tutti quelli che incontrava, dal taxista, al professore, al cameriere, allo studente. Oggi sento che proprio per questo la "Medaglia d'Oro di Vivificatore" spetta anche a lei. Anzi... soprattutto a lei. 
Oggi che tutti e tre i miei amici del Carignano sono morti mi rendo conto che Rosalia è l'unica di loro che compare ogni tanto nei miei sogni. Anche sotto altre spoglie, come dice Eduardo in Questi Fantasmi. Lei mi aiuta a trovare a Napoli attrici e cantanti giovani che hanno la sua stessa stoffa, come Anna Lia Perna. Qualche volta nei miei sogni è una vecchietta commerciante, ibridata a Tina Pica, che si aggira a Napoli in una botteguccia nascosta di San Gregorio Armeno... Con un misto di profumi e odori dove la cipolla fritta si mischia alla cannella, alla buccia di arancia e al vento di mare. Un profumo che non è certo Caleche ma ha un suo pubblico, un suo appeal. Questa vecchiarella mi vende di contrabbando cianfrusaglie preziose, figurine usate e pupazzetti del presepe per fare la psicoterapia ai pazienti con la "scacchiera" una variante psicodrammatica della Sand Box di Dora Kalf. Pupazzetti che vengono da una sua riserva unica, fuori commercio.

Come se non bastasse, in questo sogno Ottavio entra in una grande stanza sul retro scopre che Rosalia in segreto era anche autrice di alcuni quadri astratti di grande bellezza. Importanti come quelli di Burri o Pollock. Lontani dal verismo napoletano coll'uva, i pomodori e le rose, con le marine, il Vesuvio e scugnizzi alla Vincenzo Gemito. Tre di questi quadri erano stati acquistati da un museo di Arte Contemporanea del Nord Europa che li teneva in stanze in penombra per non danneggiarli... però esposti al pubblico. 
Insomma, Vittorio, che ti devo dire... il sogno mi ha commosso e sentivo che un riconoscimento a Rosalia Maggio come Vivificatore Immortale era giusto dichiararlo in pubblico, alla radio. Fuori dalla penombra della bottega? Sì... hai ragione, fuori dalla penombra. 
Bene. Tutto qui. Grazie e ciao. Viva le Grandi Feste!

  

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