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UN DOPPIO TRADIMENTO (trascrizione di un processo psicodrammatico)

Trascrizione del video del processo psicodrammatico sul caso

"Ottavio tra Fabio e Mario Trevi"

realizzato alla Scuola di Specializzazione in Psicodramma IPOD PLAYS  

 

Domenica 19 gennaio 2020, ore 10

Nota introduttiva

Questo psicoplay realizzato durante una lezione della scuola di Specializzazione IPOD, è importate per la risoluzione del trauma narrato da Ottavio Rosati nel bricconaggio video “I cani dell’acqua Marcia”. Lo scopo di Rosati (qui didatta ma pure paziente) è la volontà di riportare al suo ex compagno degli anni Novata la fortissima tensione di collera e protesta che per mesi è emersa nei confronti di del suo caro amico Francesco come prova il frequente lapsus con cui Ottavio lo chiamava Fabio.

Quello che state per leggere è un gioco a due (chiamato processo psicodrammatico) dove è presente anche il vero responsabile di un tradimento o di un danno per cui un soggetto ferito cerca chiarimenti e giustizia. Il gruppo ascolta il punto di vista di entrambi (con incongruenze, lapsus e doppi legami) esprime il suo punto di vita e fa luce sui fatti reali e sulle loro implicazioni profonde. Questo genere di setting è simile a quello che Ottavio avrebbe voluto realizzare con Francesco alla scuola e al quale Francesco non ha voluto partecipare. In parte per salvaguardare lasua privacy. In parte nella convinzione che a causa della lontananza e del narcisismo di Fabio, il complesso di Ottavio derivato dal trauma dei Cani dell’acqua marcia stava trasferendo su Francesco (che invece era leale e presente) un bisogno di catarsi e protesta che non aveva soddisfatto con il suo ex compagno. Nonostante siano passati più di 15 anni dai fatti rappresentati nello psicodramma, il gioco e la catarsi sono stati molto efficaci per i seguenti motivi:

1.Fabio dichiara in pubblico che all'epoca era il compagno di Ottavio che lo aiutava, lo faceva studiare e gli pagava ogni terapia.

2.La catarsi permette a Ottavio di esprimere le sue emozioni che, al tempo del trauma, aveva dovuto bloccare nel timore di distruggere siaFabio che il suo ex maestro Mario Trevi.

3.Durante il gioco Fabio rivela nuovi dettagli della storia come il fantasma della porta chiusa e la pressione psichica esercitata da Trevi con una comunicazione paralinguistica ipnotica.

4.Quando Fabio sembra dimenticare di aver fatto sesso nello studio di Trevi prima di portarlo nella camera da letto di via lungara, Ottavio lo corregge e lui si ricorda dell’accaduto.

5.Il gioco rivela che per il narcisismo di Fabio è molto difficile mentalizzare lo stato d’animo di Ottavio e rendersi conto di averlo tradito come compagno.

6.Fabio fatica anche a comprendere che una delle conseguenze della collusione con Trevi fu quella di distruggere l’immagine positiva che Ottavio aveva del suo analista didatta, rendendolo così privo come lui di un’immagine positiva di padre. Durante lo psicodramma Fabio ripete lo stesso attacco svalutativo, basato su una generalizzazione, nei confronti di Carotenuto (primo analista di Rosati) e degli analisti in genere. Paradossalmente sembra che per Fabio, l’unico degno di essere salvato sia Ottavio ma di chi Ottavio sta parlando Fabio? Di quello reale che tiene conto di un ordine simbolico che, al di là delle loro ombre, lo lega all’identificazione coi padri o di un suo personale Ottavio oggetto immaginario di cui detiene il controllo e il copyright?

7.Fabio, anziché scusarsi, cerca di usare lo psicodramma per colpevolizzare Ottavio di avergli proposto di fare analisi con Trevi.

8.Nel finale con il perdono e lo scambio dei doni Ottavio riesce a mettere Fabio nel ruolo di Trevi che gli dà l’indennizzo simbolico di un assegno psicodrammatico con cui produrre un film sulla storia.

 

 

Prima parte: la scacchiera di Fabio

Ottavio propone a Iris di dirigere lo psicoddramma, poi le domanda:

Senti iris, sulla base di sociodrammi che abbiamo già fatto, di cose che sono accadute, di cose che vi ho raccontato, che domande faresti a Fabio e cosa vorresti chiarire di quello che vi ho raccontato e che magari non ti è del tutto chiaro? Anche in relazione alle mie accuse a Francesco. Perché io poi ho fatto un grosso transfert su Francesco, dove spesso l’ho chiamato Fabio.

Iris: mi piacerebbe chiederti, come ti sei sentito nella relazione con Ottavio? E Se ti va di mostrarlo con due pupazzetti che rappresentino la relazione.

Fabio: quale anno? Visto che hai detto tutto del periodo (rivolgendosi ad Ottavio).

Iris: se ci sono delle evoluzioni, il momento per te significativo, se vuoi mostrare l’evoluzione.

(voce di sottofondo di Ottavio: l’evoluzione è interessante)

Iris: L’evoluzione magari di come tu ti sei sentito nella relazione.

Fabio: con la scacchiera?

Iris: noi abbiamo visto la parte di Ottavio, ma non la tua.

Fabio si alza, girando per lo studio, alla ricerca dei personaggi.

Fabio: la prima scacchiera era con quattro personaggi e non so se Ottavio vi ha raccontato cosa è successo quando ho fatto quella con quattro personaggi.

Iris: ci ha raccontato una scacchiera…

Fabio: quando feci la scacchiera con quattro personaggi, gli avevo detto che per me non erano abbastanza.

Iris: ah! Allora non ce l’aveva detto.

Fabio: ne hai tremila (di personaggi) ora qui (riferendosi ad Ottavio).

Fabio: il problema che avevo e per questo… Ottavio usa molto le figure umane e io trovo difficile usare le figure con il pupazzetto della mamma, papà, bambino. Preferivo usare gli animali.

Iris: ora ci sono anche gli animali.

Fabio: si quegli animali sono quelli che ho chiesto dall’inizio.

(voce di sottofondo di Ottavio: lui fu pioniere insieme a Fernanda. All’inizio era solo animali)

Fabio, rivolgendosi ad Ottavio.

Fabio: stavo spiegando che all’inizio tu (Ottavio) mi hai fatto vedere la scacchiera di Winnicott e io mi lamentavo del fatto che non era abbastanza perché io volevo avere più opzioni. E poi mi pare che abbiamo cominciato ad usare gli animali.

Fabio sceglie i personaggi e li posiziona sulla scacchiera.

Fabio: nella prima fase lo scimmione era Ottavio, il lupo era Fabio.

Iris: ok.

Fabio: la seconda fase Yoda era Ottavio e (l’altro personaggio?) era Fabio.

(Voce di sottofondo di Ottavio: molti di questi pupazzetti li ha mandati anche dall’estero, Fabio)

Iris: questa è l’evoluzione secondo te della… (indicando la scacchiera)

Fabio: L’evoluzione era dall’animale al pensato. All’inizio ero totalmente, ero più il lupo. Dopo ho provato a diventare quello che ascolta. Scusa (rivolgendosi ad Ottavio) che ci ho messo Yoda.

Voce di sottofondo di Ottavio: perché scusa?

Fabio: che ne so. Forse non ti piace, che ne so (rivolgendosi ad Ottavio).

Voce di sottofondo di Ottavio: devi essere spontaneo.

Iris: se ti va puoi anche usare la bacchetta magica per far parlare i personaggi e far dire una frase ad ognuno. Anzi, ti inviterei proprio a farlo che potrebbe essere utile.

Fabio: c’è un’altra cosa: li ho messi a croce (riferendosi ai personaggi sulla scacchiera). Non so perché.

Fabio (indicando i personaggi con la bacchetta sulla scacchiera): Qui non ci sono parole (indicando il lupo). Questo è ululato. Non c’è bisogno di dire nessuna parola. Questo non è verbale (indicando lo scimmione). È più un blocco. Lo scimmione deve semplicemente fermare l’ululato. Non è una collisione, è semplicemente un muro. Qui una parola? (indicando Yoda).

Iris: si, una parola, una frase.

Fabio: una parola qui è saggezza (indicando Yoda) e qui è ascolto (indicando l’altro personaggio).

Iris: ok.

Fabio: che è un po’ l’opposto di quello di prima (indicando lo scimmione e il lupo).

Iris: quanti anni sono passati da questa evoluzione all’altra?

Fabio: direi 10 anni.

Iris: è una bella evoluzione. Non so se qualcuno del gruppo vuole chiedere qualcosa.

Lorena, interviene, ponendo una domanda a Fabio.

Lorena: mi interesserebbe vedere dei pupazzetti che rappresentino te (Fabio), Ottavio e Trevi (psicoanalista).

Fabio sceglie i personaggi e li posizione al centro della scacchiera.

Fabio: Pegaso è Ottavio, Obelix è Fabio e il Joker in mezzoè Trevi.

Lorena: quando Trevi ti disse quella famosa frase. La puoi ripetere Ottavio.

Ottavio: “Stia attento Fabio perché Ottavio è un grande regista e adesso la può manipolare”.

Lorena: tu Fabio cosa hai sentito/pensato?

Fabio: non lo so se sanno tutto in dettaglio di come Trevi faceva la terapia (rivolgendosi ad Ottavio).

(Voce di sottofondo di Ottavio: no, forse nemmeno io).

Fabio: il problema è che io non lo so se Trevi faceva terapia esattamente in questo modo a chiunque faceva conversazione, però sentire una persona davanti a me che parla per 40 minuti, dopo un po’ mi sentivo ovattato. Mi poteva pure dire, che ne so, Ottavio è una balena, non faceva nessuna differenza. Cioè la frase che lui stava dicendo in quel momento era semplicemente: io sto qui e ascolto e siccome da lì io avvertivo una continua vibrazione… In realtà l’ho anche detto ad Ottavio. Sentivo vibrazioni sulla testa. Però ho sempre pensato che fossero cose personali mie. Neanche l’ho detto a Trevi una cosa del genere perché mi sembrava come se fosse fisico il movimento di energia. Io ho sempre pensato che fosse una cosa buona. Però sentire quell’energia, qualsiasi parola che ti passa, allo stesso momento, per me era giusta. Non ho mai pensato ci fosse qualcosa di sbagliato, qualsiasi cosa dicesse.

Iris: ti fidavi, ovviamente?

Fabio: passare tutto quel tempo con Trevi che mi fissa negli occhi. Poi teneva molti silenzi. I silenzi, a volte, hanno molto “cloud”. Non era un silenzio vuoto. Non c’erano parole, ma sembrava che ci fosse qualcosa dietro questo silenzio. Infatti c’è una cosa che forse Ottavio non la ricorda. Un giorno chiesi a Trevi, siccome Trevi aveva questo studio con accanto una porta di lato lì, io ho avuto la fantasia per mesi che ci fosse qualcuno dietro quella porta. Un giorno gliel’ho detto: ma che c’è là dietro? (indicando la porta).

(cfr. il concetto di Altrove del fisico Costa di Bauregard, citato da M. L. Von Franz a pag. 158 del libro Divinazione e Sincronicità) Lui (Trevi) ha aperto la porta e mi ha detto non c’è niente. Però c’era questa domanda assurda: perché gli devo chiedere che c’è dietro la porta, come se ci fosse continuamente qualcuno dietro. Questa è simile alla vibrazione che sentivo nella relazione. Qualsiasi cosa Trevi mi abbia detto, per me era giusto.

Ottavio: mi scuso, se mi permetto un inciso. Qui avrebbe dovuto interpretare. Io non so se ha interpretato o no.

Fabio: la cosa della porta non l’ha mai interpretata. La cosa interessante è che era stupito (Trevi) che io pensassi che ci fosse qualcosa dietro quella porta. In realtà, secondo me, c’è qualcosa di peggio. È che forse io ho avvertito che c’è qualcos’altro dietro Trevi e lui forse come difesa mi ha detto no, non c’è nulla. Io non ero neanche capace di immaginare un pensiero del genere a quel tempo. Per me era completamente intuito, sento qualcosa, cos’è, non lo so. Era così, niente di più.

Lorena: se dovessi dare una parola, adesso a quella porta?

(Voce di sottofondo di Ottavio: perché non fai il gioco?). Riferendosi a Lorena.

Fabio: la porta è esattamente quello (indicando sulla scacchiera). Mi sono sentito preso in giro.

Lorena: cosa direbbe?

Fabio: è un joker, non gli puoi credere. Il joker troverà sempre una soluzione per imbrogliarti e salva sempre la faccia. Io la vedo così. Il joker non è mai una persona che alla fine…Almeno la vedevo così.

Iris: ad oggi cosa pensi di quelle vibrazioni che sentivi?

Voce di sottofondo di Ottavio: perché non la mettete in scena?

Fabio:che cosa?

Ottavio:questo silenzio. Questo fronte a fronte.

 

 

Psicodramma di Fabio

Gioco: Lorena, una studentessa della scuola IPOD, conduce il gioco.

 

Lorena: del gruppo chi può fare Trevi?

Fabio: non vi conosco neanche. Scelgo lei, Carolina.

Lorena: come siete disposti nello spazio?

Fabio: uno studio con una scrivania e due sedie.

Intanto vengono prese delle sedie per mettere su la scena dello studio.

Lorena: puoi mostrare a Carolina (nel personaggio di Trevi) la posizione di Trevi.

Fabio: c’è una cosa che faceva continuamente. Continuamente si toccava le dita. Continuamente.

Il video focalizza le mani.

Fabio: è come se avesse del pongo o la plastilina. Continuamente faceva questo movimento (mima con le mani il movimento). E mi pare che una volta faceva delle palline con la carta. Un tipo di palline con la carta. Io sarei seduto dall’altra parte.

Scena: siamo nello studio di Trevi. Le sedie sono una di fronte all’altra e alla sinistra di Fabio abbiamo la porta.

Lorena: cosa gli stai dicendo? (a Trevi)

Fabio: ehm, diversi anni. La cosa interessante è che il comportamento di Trevi è sempre stato lo stesso, indifferentemente da cosa portavo. C’è solo una cosa che mi rimase…questo è un ricordo che mi sta venendo in questo momento. Una volta disse questa frase, non ricordo com’era partito il discorso, però disse se io avessi (questa è una cosa strana perché poi mi ha detto anche Ottavio che lui ha un figlio), ora non ho ben presente la frase. Ha detto se io avessi, non riesco a ricordare quest’ultima frase. Qualcosa del tipo: se avessi un figlio avrei voluto fosse come te. Io ovviamente non sapevo nulla della vita di Trevi per cui ho pure pensato che forse non ha un figlio. Poi ho capito che Trevi ce l’aveva un figlio. Questa è la prima che mi è venuta in mente. E tutto avveniva sempre con questo silenzio e Trevi fisso con gli occhi che andavano dritti così, praticamente. (mima il gesto).

Lorena: anche il giorno in cui tu hai chiesto della porta?

Fabio: ehm sì.

Lorena: possiamo vedere questa scena. (scena della porta)

Fabio: quella della porta, si. Ok. Quel poco che posso ricordare.

Lorena: cosa è successo?

Fabio: del tipo. Gli ho chiesto del tipo: ma c’è qualcuno cha aspetta dall’altra parte della porta? C’è qualcuno dall’altra parte della porta? Mi fa un po’ strano, è come se ci fosse qualcuno lì, dall’altra parte della porta.

 

Inversione di ruolo: ora Fabio è Trevi (rappresentato da Carolina), Carolina è Fabio.

Carolina (nei panni di Fabio) gli dà la battuta:c’è qualcuno dall’altra parte della porta?

Fabio (nei panni di Trevi) risponde: rispose tipo… non c’è nulla, ci siamo soltanto noi due qui, ma se vuole le posso far vedere cosa c’è dietro la porta.

(Apre così la porta). Vede, non c’è nessuno.

Lorena: soliloquio di Trevi in questo momento (si rivolge a Fabio).

Fabio (nel personaggio di Trevi): mi sta facendo una domanda personale.

 

Inversione di ruoli: Fabio ritorna ad essere Fabio.

Lorena: Fabio cosa risponde a Trevi?

Fabio: confuso. È strano. Sento confusione

Lorena: prova a dirglielo. Ridagli la battuta (riferendosi a Carolina).

Carolina (nei panni di Trevi) dà la battuta: non c’è nessuno dietro la porta.

Fabio: questa cosa mi dà molta confusione.

Inversione di ruolo: Fabio è nei panni di Trevi e Carolina è Fabio.

Carolina (nei panni di Fabio) dà la battuta: questa cosa mi dà molta confusione.

Lorena: Trevi come risponde?

Fabio (nei panni di Trevi): non si deve preoccupare di nulla. Non si preoccupi, non c’è nulla di cui preoccuparsi.

 

DOPPIAGGIO DELLA PORTA DA PARTE DI IRIS: coming out of the closet.

Fabio: io mi sono sentito come se la porta fosse un personaggio.

(Voce di sottofondo di Ottavio: è ovvio; un personaggio in cerca di autore)

Lorena: cosa avrebbe potuto dirti Trevi?

Carolina (nei panni di Fabio) dà la battuta: cosa c’è dietro la porta?

 

Ristrutturazione della domanda all’analista

Voce di sottofondo di Ottavio: la risposta è ristrutturata. Immagina (riferendosi a Fabio) un’altra risposta.

Fabio: devo far dire quello che avrei voluto lui rispondesse?

Ottavio: no. Quello che, secondo te, corrisponde alla tua giusta interpretazione che avrebbe dovuto dire un’analista.

 

Fabio (nei panni di Trevi): io e Ottavio ci conosciamo da tanto tempo, non si deve preoccupare di nulla. L’unica cosa che mi viene fuori spontanea.

Fabio (indicando la porta): sulla porta è differente. È cominciata a diventare un essere umano, al momento. Sento che la porta è come un essere umano. Se dovessi doppiare la porta direbbe: non ti preoccupare, nessuno riuscirà ad aprire questa porta, pure se la apri è sempre chiusa.

Ottavio interviene e chiede a Fabio: cosa pensa in questo momento Ottavio secondo te?

 

Inversione di ruoli: Fabio (nei panni di Trevi) è Ottavio, Ottavio è Trevi.

Questo per fargli dire cosa può sentire Ottavio dopo questa frase: nessuno riuscirà ad aprire questa porta, anche se la apri è sempre chiusa.

Ottavio (nei panni di Trevi) dà la battuta: non si deve preoccupare.

Ottavio: Soliloquio di Ottavio (rivolgendosi a Fabio). La porta dice: anche se mi apri, sempre chiusa resta. Ottavio cosa sente?

Fabio (nel personaggio di Ottavio): farò il possibile per aprire questa porta di fronte a tutti. Il soliloquio di Ottavio è più: la verità deve essere vista.

Fabio: in parte collude pure con la fantasia che Fabio non voleva la menzogna.

Ottavio: soliloquio di quello che avrebbe voluto Fabio.

Fabio: Sento che mi hanno messo in mezzo ad un casino perché io non lo sapevo che Ottavio sapeva tutte le nefandezze di Trevi che se ne andava a marchette dentro i giardini di notte. Io non sapevo nulla e sento che qualcosa non mi hanno detto e sto sprecando l’analisi. Quello è il soliloquio.

Lorena: cosa senti Fabio?

Fabio: irritazione perché praticamente mi sento totalmente ingannato. Mi sono sentito come entrare in una relazione che già esiste, ci sono delle storie, dei segreti. Nessuno mi ha detto questi segreti e io passo il tempo a cercare di capire cosa c’è lì dietro.

Lorena: puoi dirlo a Ottavio.

Fabio: chiedere cosa?

Dal minuto 17.37 al 22.05 (video)

Dal minuto 17.30 al 21.2 (file audio)

Fabio: e poi finisce dentro al giardino a cercare le marchette. No, mi spiace.

Ottavio: e invece per me è una cosa assolutamente comprensibile.

Fabio: non è comprensibile perché se mi fa l’azione in cui lui è totalmente perfetto, seduto davanti a me su una sedia che non mi risponde mai a nulla e che continuamente tutto è sempre bianco dall’altra parte. Io sono sempre la parte nera. Una “monnezza”. A quel punto è un falso. Non posso accettare una persona che cerca di aiutarmi se non ha prima aiutato se stesso. Non posso concepire che parla di filosofia, storia, religione. Tutte queste “stronzate” e poi la sera finisce a marchette.

Ottavio: certo, non c’è nulla di illegale nel cercare una marchetta. La cosa illegale e scorretta non è avere degli stereotipi, ma di scoparsi i pazienti nello studio, mentre io pago il conto.

(1 minuto non si sente bene)

Fabio: sto parlando del rapporto tra Trevi e me.

Ottavio: è una questione di ruoli. Trevi era il tuo analista.

Fabio: Trevi aveva una preistoria con Ottavio.

Ottavio: Nessuna preistoria. Io non ho fatto mai nulla di erotico con lui.

Fabio: Non sto dicendo quello che Ottavio stava facendo. Sto dicendo quello che Trevi già era e che doveva essere continuamente coperto e protetto da tutti i suoi allievi che sembra quasi una mafia.

Ottavio: Ma protetto di che? Non ha fatto nulla di scorretto Trevi fino a quando non ti è saltato addosso.

Fabio: Ehm! Non è una persona rispettabile.

Ottavio: Ma perché? Io non sono sessuofobico. Molti analisti hanno una parte gay o etero. Il problema non è la sessualità, è il contesto in cui viene vissuta.

Fabio: Perché Ottavio si incazza così tanto se io dico che Trevi se ne andava a marchette nei giardinetti?

Ottavio: Non mi incazzo perché dici che Trevi andava in giardino a marchette, ma perché sento che tu vuoi dare la responsabilità a Trevi, la responsabilità a Ottavio. E non ti prendi la responsabilità tua.

Fabio: La mia responsabilità è che quando è finita l’analisi, Trevi ha fatto quello che ha fatto con me. Durante l’analisi…

Ottavio: Durante l’analisi se lui ti “zompava” addosso, non dovevi permetterglielo.

Fabio: Durante l’analisi non l’avevamo mai fatto.

Ottavio: Ma come no? Me lo avevi confessato molte volte! Quando sono entrato su, vi ho beccato che aveva i capelli spettinati dopo due ore e mezza e l’ha ammesso.

Fabio: Quella parte lì mi ricordo pochissimo.

Ottavio: Eeh. Io invece mi ricordo benissimo. Dopo di che vengo a sapere che era venuto qui in questo studio, mentre io ero andato a lavorare in Grecia. (si ferma il video)

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