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L'INCONSCIO IN DIRETTA Intervista di Laura Terzani

RADIO CORRIERE TV, 5-11 GENNAIO 1992

 

Alla redazione di "Da storia nasce storia" arrivano pacchi di lettere: c'è chi racconta i propri problemi e chi si rivolge direttamente ai protagonisti degli psicodrammi messi in scena da Ottavio Rosati.
Come è nata l'idea di trasformare lo psicodramma in uno spettacolo televisivo?
L'idea è nata dalla scoperta di un rapporto tra il teatro di Pirandello e lo psicodramma. Ho pensato di invertire i ruoli e mandare gli spettatori sul palcoscenico.
La presenza della telecamera non falsa il racconto?
Direi di no: durante lo psicodramma la telecamera viene dimenticata dai protagonisti, che, quando si rivedono in tv, scoprono qualcosa in più. Molti hanno capito di avere dentro di sé un potenziale attore. La stessa reazione dell'intero gruppo è simile alla soddisfazione che prova l'attore nei confronti del suo pubblico. È un fatto importante: lo possiamo paragonare allo sguardo della madre per il bambino che le mostra un disegno. “Il primo specchio è lo sguardo della madre”: se questo rispecchiamento è opaco e indifferente, può fare molto male".

Otto protagonisti, otto storie: Lei li ha aiutati a far riaffiorare i fantasmi di ciascuno di loro o raccontare gli eventuali traumi e così liberarsene. Ha funzionato?
Penso di sì. Anche come tecnica di prevenzione per chi guardava: il pubblico deve scoprire che certi guasti dell'infanzia, prodotti magari involontariamente dalle famiglie, possono essere curati.
Il pubblico non rischia così di esserne troppo coinvolto, turbato?
Potrebbe essere. Nella seconda serie del programma, prevista per la primavera, infatti interverrà uno psicanalista per aiutarci a commentare e spiegare ogni caso.
Come ha formato i gruppi che partecipano agli psicodrammi?
Sono persone che hanno chiesto di partecipare, rispondendo a un bando della Rai. Dal momento in cui sono entrati a far parte del gruppo, ognuno di loro è diventato un protagonista della storia oppure ha partecipato come spettatore.
Eppure sembrano attori professionisti.
Sembrano attori perché mentre davano vita alle loro storie le interpretano con grande convinzione. C'erano però, tra loro, anche degli attori professionisti (come "Ego Ausiliari" cioè interpreti dei ruoli). Rosalia Maggio, per esempio, si è rivelata straordinaria. Piena di carica umana, con una grande capacità di afferrare le cose con il cuore. Ricordo una sequenza particolare: nel giro di sette minuti Rosalia Maggio ha tirato fuori da una depressione gravissima un ragazzo, che ha vissuto così l'esperienza affascinante di un rapporto immaginario con la madre. E lei non era una psicologa, ma un'attrice.


LA RECITA DEL DISAGIO
Lo psicodramma è una tecnica psicologica che permette al paziente di interpretare e rivivere un episodio della sua vita e mette in scena ricordi, sentimenti che sono alla base della sofferenza. Lo psicodramma può essere d'aiuto perché si può chiedere al paziente di recitare il suo disagio, si può chiedere di rappresentare personaggi che più ha amato o anche odiato. Può sembrare un espediente facile ma la realtà dello psicodramma è molto più complessa. Molti spettatori poi si saranno meravigliati del fatto che in televisione gli interpreti sono sopraffatti dall'emozione e piangono. Bisogna provare l'esperienza per capire che in realtà quando recitiamo qualcosa che ci colpisce, che ci tocca profondamente non è possibile difendersi dalle emozioni. Io penso che l'esperienza televisiva di Rosati, che ha mostrato un certo aspetto dello psicodramma, sia stata positiva perché, fra tutte le forme delle cure psicologiche, quella dello psicodramma è forse l'unica veramente rappresentabile per i suoi aspetti teatrali, per la suspense che crea e per la veridicità degli “attori” che sanno recitare i problemi che assillano la loro vita.
Aldo Carotenuto
(Professore di 'Psicologia della personalità e delle differenze individuali' all'università La Sapienza di Roma)

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