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INTRODUZIONE A "LE PAROLE DEL PADRE" di Jacob L. Moreno

 

Tratto dal libro Le parole del padre a cura di Joe Quercia. 

Per gentile concessione della casa editrice Phasar, Firenze, www.phasar.net

Per la storia dei rapporti tra J.L. Moreno e suo fratello, clicca qui

Per il commento del figlio di Moreno, Jonathan, clicca qui

 

Quella in cui stiamo vivendo è un'epoca straordinaria e anche questo libro è straordinario. Lo è a causa della sua premessa. Anche prima di averne letto una sola riga - prima che venga soppesato il suo contenuto - la sua premessa è: queste sono le parole di Dio. 
Nelle religioni che dominano la cultura Occidentale, Dio, il Padre, non ha mai parlato a tutte le persone. Nell'Antico Testamento Egli appariva in rare occasioni ad un uomo o ad un altro, ma era solitamente immaginato essere in una posizione remota rispetto all'universo da Lui creato. Gli uomini non erano in diretto contatto con Lui eccetto che per bocca dei profeti e la Sua Parola era riferita in terza persona. Nel Nuovo Testamento Dio si avvicinò, parlando agli uomini attraverso le parole del Figlio, ma la Sua esistenza rimaneva comunque un atto di fede. Per quanto possiamo andare indietro nei documenti religiosi non troveremo esempi in cui Dio parli di Sé. In tutti i messaggi dei profeti, in tutti gli insegnamenti dei grandi studiosi è sempre stato implicito che le parole di Dio e il proprio giudizio sul mondo non possono raggiungere direttamente le persone. 
Questo libro contiene le parole di Dio, il nostro Padre, il Creatore dell'Universo. 
Le domande che subito sorgono sono: come è possibile ciò e che prove abbiamo che Dio sia realmente l'autore di queste parole? 
Qualcuno - un anonimo uomo isolato, da qualche parte su questo continente deve essere stato utilizzato come veicolo per ricevere e divulgare le parole. Non importa chi questo uomo sia, è marginale. Dio parla ad ogni uomo pertanto ogni uomo sarebbe potuto essere il messaggero di queste parole. 
Difatti, è in sé prova di grande autenticità il fatto che nessuna specifica esistenza fisica o mentale sia coinvolta nell'idea di Dio, cosa che potrebbe deviare il lettore dal riconoscimento della paternità delle sue parole. 
La pericolosa e insignificante questione in termini teologici è riferita al fatto che il portavoce, il profeta, è stato confuso con l'idea che Dio passasse attraverso lui, e lui, il profeta, a sua volta avrebbe illuso gli altri inducendoli a confondere se stesso con l'idea di Dio. 
Il principio risulta chiaro a livello di creatività umana. Non identifichiamo Shakespeare con Amleto, Lear, Macbeth, Giulietta o Cordelia. Se ciò è vero nella relazione tra il drammaturgo e uno dei suoi personaggi, ancora di più dovrà esserlo nella relazione tra uomo e Dio.

Un'immaginazione teologica - immaginazione che è stata purificata, pezzo per pezzo da ogni possibile implicazione antropomorfa nell’idea di Dio - ha molto in comune con l'immaginazione dell'artista. Un pittore prefigura il ritratto o il paesaggio che andrà a dipingere, così come un poeta lo fa con un poema o un drammaturgo con il suo soggetto. Il teologo immaginativo porta questa funzione all'estremo applicandola al massimo soggetto: l'idea di Dio. In quanto poeta di Dio egli dà corpo e realtà all'Essere Supremo in modo che anche la mente di un profano lo possa comprendere. Laddove il drammaturgo ordinario immagina personaggi che rappresentano l'apoteosi della vita quotidiana degli esseri umani, il drammaturgo di Dio prefigura l’essere Più Supremo. 
Non ci può essere alcun dubbio che le Parole di Dio sono presentate in un modo che le distingue da tutti gli altri messaggi che abbiamo ricevuto da Dio. Qui abbiamo letto «Io, il tuo Dio» non «Tu, mio Padre» e «Io», non «Lui, il Padre». 
Dio stesso non solo parla ma è mostrato agendo, creando, pronunciando, giudicando. Dio è presente, crea ed analizza il proprio universo. È in diretto contatto con ogni atomo di questo universo. È qui presente e dice «Io». Tutti i principi teologici che hanno retto la prova del tempo sono invertiti: qui abbiamo tutto l'universo - di fatto tutta l'esistenza - vista e misurata dal punto di vista di Dio, il Creatore. A me sembra che, se esiste un Dio, questo è il modo in cui penserebbe, sentirebbe, agirebbe, creerebbe e giudicherebbe. Lui, l'Autore vedrebbe l'universo da lui creato come una totalità. Lui si presenta ipotizzando ed esprimendo - e correttamente - la completa oggettività e la totale conoscenza dell'universo; ne è l'espressione Assoluta. 
Il concetto di Dio, così come altri concetti ha subito molti cambiamenti ed ha attraversato molti stadi di sviluppo. Il Brahma dei Veda rappresentava uno stadio, Javhè degli Ebrei un altro, il Dio dell'amore Cristiano ancora un altro. 
Se queste idee di Dio sono confrontate con Dio, per come Egli si raffigura utilizzando le proprie parole in questo libro, è evidente che esse sono solo una parziale espressione di un essere molto più grandioso ed includente. 
Apparentemente l'idea di Dio ha trovato in questo libro una totale e definitiva formulazione. 
In questo libro Dio non è rappresentato come un oggetto, un'essenza, una materia modellata a partire da un'immagine all'interno dei limiti esperienziali dell'uomo. Qui Dio emerge da solo in piena sincerità, creando e vivendo, con tutta la soggettività di un essere reale. Questa in ogni caso non è la soggettività di un fallibile, imperfetto essere, ma quella dell'Assoluto Creatore del mondo. 
I filosofi sono stati molto determinati nello sforzarsi di rimuovere dall'idea di Dio ogni tratto umano, ma così facendo hanno totalmente scacciato la Sua soggettività, la sua personalità e la sua creatività - in effetti, tutta la realtà, eccetto per tutte le caratteristiche che possono essere ritrovate nella Natura stessa. Dio pertanto si è svuotato da ogni contenuto specifico, diventando un concetto, assiomatico, logico e formale.
In questo libro vediamo Dio con una propria soggettività. E’ una soggettività di natura non umana, innaturale, nonostante sia integralmente in relazione con la natura nella sua interezza. La soggettività di Dio è rappresentata ad un inimitabile livello di esperienza - un livello corrispondente all'elevatezza del Suo stato. Le caratteristiche allegoriche di molte delle divinità del folklore sono completamente mancanti. 
È di vitale importanza che Dio possieda una propria soggettività. Può non avere personalità, forma o figura, per come è intesa in termini umani. Può non avere intelligenza, psicologia o logica, per come le intendiamo, ma un Dio deprivato della soggettività sarebbe un Dio morto. La soggettività è un indispensabile presupposto della più importante funzione di Dio, ossia l'essere il creatore del nostro universo e di molti altri universi oltre al nostro. 

Mentre secondo la propria oggettività Dio partecipa alla maestosità della natura, soggettivamente Dio condivide le piccole miserie e sofferenze dei milioni di piccoli «soggetti» che popolano il mondo. Di conseguenza, oltre ad essere un Dio freddo e distante, Egli è anche un appassionato Dio personale. 
Un altro aspetto di Dio che è energicamente sostenuto in questo libro riguarda la Sua immediata presenza. Qui vediamo Dio nella Sua forma più attiva e creativa; sappiamo che sarà pronto ad intervenire in caso di emergenza. La Sua creatività sembra così potente e così onnipervasiva da non lasciare a nessun altro agente nulla da compiere. Questa è comunque solo la prima impressione. 
Ulteriori studi ci rivelano una figura radicalmente più comprensiva. Il rapporto di Dio con l'universo appare essere più quello di amicizia che non di sovranità.
Ogni nuova creatura vivente creata da Dio, che sia un organismo o una persona, diventa co-creatore insieme a Dio non appena fa il suo ingresso nel regno dell'esistenza. Quindi, visto che l'universo degli esseri viventi si espande e cresce, l'autorità ed il potere di Dio si espandono e crescono. Allo stesso modo, se l'universo degli esseri viventi si restringe o decade, l'autorità ed il potere di Dio a loro volta dovranno ugualmente ridursi e decadere. Possiamo intuire l'interdipendenza universale tra il creatore dell'universo e tutti gli esseri viventi che lo popolano. 
La maggior parte delle caratteristiche solitamente collegate all'idea di Dio onnipotenza, saggezza, virtù, bontà, amore, carità - hanno finora ricevuto un'attenzione adeguata; c'è comunque una delle funzioni di Dio che ha ricevuto solo un'attenzione superficiale: la Sua funzione di Creatore. L'universo è una creazione in contino sviluppo ed ogni nuovo nato crea - insieme a Dio - il mondo che verrà. Pertanto, il mondo che un uomo trova alla sua nascita è un mondo che milioni di altri esseri hanno aiutato Dio a creare. Non è un mondo imposto da un tiranno - un Dio dittatore. È un mondo nel quale ogni uomo può essere parte della creazione e nel quale egli può progettare i propri sogni.  
Ad ogni punto cruciale della storia il significato dell'universo ha sfidato la mente dell'uomo. Dio - o ciò che conferiva il significato, l'idea centrale rispetto all'universo - ha dovuto realizzare una forma che potesse interpretare il ruolo dell'uomo nell'ordine delle cose. Per un motivo profondamente emotivo la tendenza è sempre stata quella di aspettarsi da Dio e da ogni sistema di valori derivati da Lui, che questi rimanessero immutati - gli stessi, per sempre - con il risultato che concetti antiquati venivano tenuti vivi in un mondo colmo di nuove esperienze; che aveva un grande bisogno invece di migliorare e riarrangiare il proprio concetto di Dio e idee affini, l'uomo pertanto ha avuto solo due alternative: accettare l'idea di un Dio privato della sua qualità dinamica, o perdere la propria fede. Ma ideali etici e modelli di valori universali non si sono estinti semplicemente perché certe forme non sono riuscite a mantenere viva una relazione fino ai nostri giorni. È certo che un uomo non può vivere senza un sistema di valori; un sistema in grado di dar conto in modo completo di tutte le sue esperienze esterne ed interne. 
In questo libro è tracciato uno schema dell'esistenza che proviene dalla bocca della massima autorità: da Dio in persona. L'essenza della nostra esistenza è una brama di creare, non in senso intellettuale ma come una forza dinamica, un flusso di creatività. La quintessenza di questa scintilla di creatività è Dio. 
Egli è il creatore dell'universo, non solo in senso storico, ma nel senso che è costantemente disponibile ad unirsi al corso degli eventi; una posizione che si basa sull'idea che con la propria creatività contribuisca all'identità di tutte le forme della creatività. Egli ha creato molti altri universi oltre a questo ed esercita forme di energia creativa che vanno al di là della nostra capacità di intendere o sperimentare.  Una volta creato, l'universo non sarà mai separato da Dio. Si espanderà in continua interazione con Lui. Una volta creato l'universo, dunque, Dio diventa il centro di una creatività amplificata, il giudice ultimo della misura in cui il nulla originale viene integrato da energia creativa. Egli è il centro di una sfera dalle infinite dimensioni, un centro dal quale la scintilla creativa si diffonde in tutte le direzioni ed alla quale scintille, di amplificata creatività, continuamente ritornano da ogni punto, formando tosi una rete multidimensionale di relazioni. A causa della co-identità di Dio con ogni agente creativo dell'universo, Egli non solo si trova nel centro ma si situa anche ad ogni punto della periferia dell'universo, così come in qualsiasi punto tra questa e il centro. Vediamo dunque che Dio stesso è presente in ogni sforzo compiuto dagli esseri umani, nel senso della co-esistenza, e non come un'ombra o un alter ego. 
Considerato che Dio è diventato inseparabile dall'universo, e che l'universo è inseparabile da qualsiasi essere umano che lo abita, ogni uomo è inseparabile da Dio. Per quanto remoto possa sembrare un individuo dal centro dell’esistenza, questo essere è sempre parte del Creatore. Si può quindi affermare che Dio non interferisce con il corso degli eventi perché ciò significherebbe interferire con il suo vero Sé, perché ciò che accade, in essenza, è Dio stesso. La dichiarazione fondamentale di questo libro è che Dio non può venire espresso che da Se stesso, alle Sue condizioni e solo sulla base delle Sue esperienze; che nessun altro essere Lo può esprimere pienamente - né uomo, né profeta, né Spirito Santo, neppure il Figlio di Dio - che non ci sono veri mezzi di espressione per Dio al di fuori della propria voce. È questa voce che va udita. Non c'è comunicazione con Dio che sia equivalente alla comunicazione diretta. Nessun uomo, nessun profeta, nessuna Chiesa - no, neanche il Figlio di Dio - può prendere il posto della voce di Dio. 

In tutte le religioni filosofiche del passato, gli uomini nel ruolo di profeti di Dio hanno provato ad esprimere con le loro parole cosa rappresentasse Dio. 
L'uomo in questo universo era il punto fermo dal quale l'immagine di Dio è stata dedotta. Qui, in questo libro ci troviamo nella situazione opposta: è Dio ad essere il punto fermo e l'uomo richiede spiegazioni dal suo punto di vista. 
L'uomo è visto come una parte integrante non solo della creazione dell’universo ma del Creatore stesso. Siamo abituati all’idea che Dio abbia creato l'universo ed al concetto che questo sia stato creato passo dopo passo, ma per molte persone questa diluita e remota relazione con l’inizio di un mondo distante e lontano nel passato è diventata esasperante e priva di speranza. In questo libro ci troviamo di fronte ad una nuova idea: per poter esistere con un significato dobbiamo trovare il sentiero della creatività e lasciare che ci conduca ad una comunicazione diretta con il Creatore. Possiamo quindi diventare non solo una parte della creazione ma anche parte del Creatore. Il mondo diviene il nostro mondo, il mondo che scegliamo, il mondo che creiamo - una proiezione di noi stessi. Attraverso la spettacolare relazione duale tra Dio e uomo che troviamo in questo libro - una relazione nella quale Dio muove nell’uomo e l'uomo muove in Dio - l'infinito passato diviene immediatezza e Dio diventa una realtà, una categoria del presente. 
Nel passato il genere umano ha assistito a molte minacce alla propria esistenza derivanti dalla Natura, sotto forma di inondazioni o glaciazioni ma a queste il genere umano è sopravvissuto. Durante molte di queste crisi sono comparsi nuovi concetti di Dio e l'idea di essere Supremo ha trovato nuova forza in ogni nuova concettualizzazione. Nella nostra epoca, tuttavia, il pericolo per l'esistenza dell'umanità proviene invece che dalla Natura, dalla mente dell'uomo. 
Nel corso degli ultimi duemila anni l'uomo ha tentato di incrementare il suo potere e le sue comodità circondandosi di una gran quantità di prodotti preconfezionati come libri, radio, pellicole cinematografiche ed altri dispositivi.
Li ha deliberatamente sviluppati a suo uso e consumo per essere il più stereotipati possibile di modo che potesse contare sempre sul loro funzionamento senza intoppi, in modo preciso e sempre identico. Questo astuto sforzo ha avuto un immenso successo ed ha raggiunto il suo picco più alto quando i prodotti preconfezionati - specialmente quelli della mente - si sono uniti a dispositivi come attrezzi e macchinari. I prodotti preconfezionati divennero accessibili a milioni di persone e vennero distribuiti a livello universale. Ogni effetto creativo poteva ora essere rimpiazzato da un sostituto. La vita sembrava una replica del paradiso; la strada sembrava spianata verso un illimitato progresso alla volta di un universo finale, interamente «pre-creato». Ma ciò che è nato come una grande avventura nella creazione, passo dopo passo diventò l'antitesi del creare. La mancanza di ogni necessità creativa, promosse il fare continuo affidamento ed il dipendere da questi meravigliosi oggetti con l’effetto finale di ridurre l'uomo in schiavitù. Prima che se ne rendesse conto, l'uomo divenne il creatore incatenato alle sue creazioni. 
Le conseguenze di questa situazione cominciarono contagiare l'intero mondo dell'uomo. Prima di questa avventura era stato un figlio della natura, spontaneo e pieno d'iniziativa. Di fronte ad un mondo incomparabilmente più forte di lui aveva imparato a fronteggiarlo. Ora poteva trovare riparo dietro a barricate costruite da prodotti della sua mente, della sua creatività. Era ben protetto. 
Il pericolo non poteva toccarlo e nessuna emergenza poteva disturbare le sue comodità, ma lo stato mentale in cui venne a trovarsi fu devastante per la sua esistenza globale. La sua volontà si indebolì, la sua iniziativa rallentò e la sua audacia crebbe in direzione dell’inattività. Perse in visione, prontezza ed in velocità. Un decadimento sistematico, a partire dai suoi ideali, valori e sogni, ai suoi governi, i suoi sistemi legali ed economici. Ciò è illustrato in modo drammatico dalla falsa interpretazione costruita dall'uomo del Dio della Genesi che creò il mondo in sei giorni e poi riposò. L'uomo comprese di aver smesso di creare, per sempre. La visione dell'universo dell'uomo come un prodotto finito, preconfezionato per lui da Dio è un'anticipazione demoniaca di una palese elaborazione e persistente applicazione di questo insidioso principio ai suoi ideali, alle sue abitudini ed alla sua vita quotidiana.

Ma il vero Dio - come è rappresentato nelle Parole - non ha smesso di creare dopo sei giorni per poter poi vivere una vita comoda, diventando sacro, saggio ed intellettuale nell'atto di guardare in basso, verso la terra elogiando il suo lavoro. Il vero Dio continuò a creare e sta ancora creando, incurante di tutti gli oggetti preconfezionati, i libri e le macchine.

La rivoluzione mondiale che sta devastando tutto ciò che l'uomo più saldamente custodisce non terminerà finché non ci renderemo conto della verità finale, che il principio dell'universo è creare, e che chiunque pecchi di fronte a tale principio sarà presto o tardi cancellato dalla faccia della terra. Questa non è una rivoluzione economica. Questa non è una rivoluzione razziale. Questioni razziali ed economiche - per quanto importanti possano sembrare - sono argomenti superficiali. Non possono trovare risposte definitive a meno che, e fino a che, il problema che sta alla base, ossia l'equilibrio tra il mondo costruito dall'uomo ed il mondo creato, non verrà risolto. 
Le persone che popolano la terra possono essere definite di tre generi: le popolazioni primitive che lavorano con le loro mani e ragionano in base all'esperienza; le genti civilizzate che non possono esistere senza le loro macchine e non possono pensare senza libri; e le genti che sono diventate padrone delle macchine e della parola scritta, la cui iniziativa e spontaneità è stimolata e non smorzata, da oggetti preconfezionati. 
Sarebbe sciocco supporre che coloro che hanno ammassato una grande parte delle armi di distruzione esistenti potrebbero conquistare e distruggere interi popoli, che anche se superiori a loro per iniziativa, spontaneità coraggio ed inventiva hanno semplicemente trascurato di accumulare una paragonabile quantità di armi di distruzione. Come la storia ci ha mostrato di volta in volta è la qualità e sono le caratteristiche delle persone ad essere decisive nella lotta. 
Queste qualità di iniziativa, spontaneità, coraggio ed inventiva si dimostrano sempre migliori di qualsiasi superiorità materiale. Dio è Spontaneità. L'amore cosa sarebbe se non una conchiglia morta senza la spontaneità? Ardore ed autorità, saggezza e giustizia cosa sarebbero se imposte con la forza? E l'amore di Dio stesso non fluisce da Lui spontaneamente, nel momento del bisogno? Il tasso della loro spontaneità determina l'ascesa e la caduta delle nazioni. Quindi, il comandamento è: «Siate spontanei!». 
Nella storia della nostra civiltà Occidentale il concetto di Dio - in particolar modo nella forma del Dio Cristiano - è stata al centro di tutto il nostro sistema di valori. Lodevoli qualità come amore, carità, moralità, saggezza, creatività e forza, si sono incarnate in Lui, arbitro supremo di tutti i valori umani. Tutto ciò che da Lui si discostava, così come odio, egoismo, dissolutezza, stupidità, sterilità e debolezza vennero indicati come criminali e satanici. Questo sistema di valori penetrò in ogni fibra della nostra cultura quindi, quando durante gli ultimi trecento anni ci si cominciò a ribellare a certi modelli di vita, il processo di secolarizzazione dei valori non poté avvenire in modo graduale e pacifico. I vari modelli erano legati uno con l'altro nonché con l'intero sistema di valori. 
Il nostro sistema di proprietà e di legge, i nostri costumi ed i nostri diritti, la nostra economia, le relazioni politiche e della casta erano legate in un corpo unico da un tema invisibile, dal valore primario emanato dall'idea di Dio. Una vera e rivoluzionaria trasformazione, per riuscire ad alterare l'intero sistema di valori avrebbe dovuto colpire a partire dal suo nucleo: il concetto di Dio. 
Gli ultimi secoli sono stati il campo di battaglia dialettico per gli strumenti politici che sono oggi utilizzati su tutti i fronti della presente guerra, l’incapacità degli alfieri e dei difensori del vecchio sistema di valori di adattare il concetto di Dio ad un mondo in rapido cambiamento è la fondamentale ragione dello sconvolgimento globale di cui la guerra è solo una manifestazione. Una sorta di ritardo teologico di cui tutto il nostro sistema sta soffrendo e che, se fosse stato possibile correggerlo in tempo, avrebbe potuto scongiurare la presente guerra. 
Un altro motivo della nostra attuale, generale e profonda crisi è l'incapacità degli aggressori del vecchio sistema di produrne un sostituto. È ovvio che il mondo non può mantenersi senza un sistema di valori, li vecchio sistema per quanto moribondo possa essere diventato - aveva, ed ancora possiede, un carattere universale ed è stato universalmente accettato per un migliaio d'anni e più. Il tragico conflitto nella situazione mondiale consiste nel fatto che, nonostante i nuovi sistemi possiedano vigore e potere sono estremamente sperimentali e offuscati dal pregiudizio e dalla parzialità, laddove i protagonisti del vecchio sistema hanno un disperato bisogno di unità e di una guida. 
In vista di questa profonda crisi concernente tutti i valori per cui gli uomini hanno vissuto e sono morti, uno sforzo per rivalutare e riformare questi concetti cardine sarebbe d'immensa importanza pratica. Non esiste nessun mediatore tra il Dio dei Cristiani, la religione del Nazismo e l'ateismo dei Comunisti? Sotto questa luce le Parole del Padre possono essere considerate come uno spettacolare e tempestivo sforzo. 
È in accordo con queste poliedriche potenzialità che un così grande numero di cose possono, senza difficoltà, essere lette in questo manoscritto. All'inizio sembra una poetica apoteosi - l'apoteosi del principio guida. Ecco il grande lo Sono. A parlare è il più supremo ed inaccessibile plutocrate che abbia mai salutato il mondo. Appare come una sublimata affermazione di quei milioni di raptus di egoismo che devastano il mondo. Ma quest'impressione cede il passo all'effetto opposto. Improvvisamente i piccoli condottieri umani appaiono nella giusta luce e statura. È come se la voce maestosa del vero signore soffocasse l'esile pigolio dei governatori mortali e li spazzasse nell'oblio. 
Ci sono state molte guerre che sono state giudicate essere state condotte contro lo spirito di Dio, ma la guerra che sta spazzando il mondo oggi è la prima ad essere più o meno apertamente diretta contro la Divinità come signore dell’universo. È iniziata ed è stata portata avanti in modo intermittente attraverso la cosiddetta Nuova Era della storia, ma l'andatura della rivolta è andata improvvisamente incrementandosi negli ultimi vent'anni. Milioni dei Suoi figli hanno apertamente abbandonato la loro fede in Lui ed altri milioni sono stati convertiti a credenze sataniche. E niente se non silenzio da parte Sua! Ma finalmente ora sta parlando. Questa è la Sua prima parola, prima parola e pronunciata in prima persona. Il Suo silenzio è finito. La Sua offensiva è iniziata. Dio è entrato in guerra.
Per la prima volta nella storia non è del tutto inconcepibile che una larga parte - forse anche la parte maggiore - del genere umano possa essere sterminato senza alcuna percepibile perdita agli alti livelli qualitativi di razza, cultura, di benessere sociale ed equilibrio dell'umanità. Ciò ci lascia con la domanda: chi sarà sterminato e chi sarà lo sterminatore? l'uomo si è costruito uno scudo per proteggersi dalle malattie, si è adeguato all’idea della morte dell'individuo - quella dei suoi amici e della propria - ma il pensiero della morte di gruppo, di venir troncato, come gruppo, insieme alla sua razza ed al suo patrimonio culturale, con le sue visioni del futuro e i suoi sogni per il genere umano, questo è un pensiero che non può sopportare. Un'ansia che raggiunge il suo apice nel panico è il comprensibile risultato. Alla sua mente tormentata sembra realmente che la fine del mondo sia a portata di mano. 

È una consolazione che il messaggio del Padre venga al mondo di questi tempi. 
Non c'è mai stato al mondo un momento in cui una parola di incoraggiamento non sia stata così benvenuta. Non c'è mai stato un momento in cui fosse stato così impellente indicare a tutte le belligeranti credenze ed ideologie, alle belligeranti nazioni e razze che esiste un principio superiore, al quale tutti si devono sottomettere.

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